“Coatto unico senza intervallo”, di e con Giorgio Tirabassi: la nostra recensione
Last Updated on 20/01/2016
Dal 19 gennaio al 7 febbraio torna Coatto unico nel nuovo titolo “Coatto unico senza intervallo” con l’attore Giorgio Tirabassi, autore, interprete e regista, che porta in scena, presso il Sala Umberto di Roma, i nuovi ritratti umani dei cittadini della Capitale.
LA STORIA DELLO SPETTACOLO – Nato ormai quindici anni fa, con il titolo di Coatto unico, lo spettacolo, per una precisa scelta, era stato concepito per essere rappresentato solo in spazi appositamente allestiti nelle varie periferie romane e nel carcere di Rebibbia. Nel 2006 con il nuovo titolo Coatto unico senza intervallo e, dopo essere stato arricchito di nuovi “ritratti umani”, ha varcato i confini cittadini e per cinque anni ha riscosso grandi successi di critica e di pubblico.
Il video – Un estratto dello spettacolo: Arcangelo
Il percorso è relativamente inverso ai personaggi vecchi e nuovi rappresentati sul palco, i quali “coatti” nell’originale accezione di “costretti”, trascorrono tutta la vita nello stesso quartiere, con gli stessi amici e nello stesso bar di sempre, dove fanno le stesse battute e ridono delle stesse cose. La città è Roma, ma potrebbe essere qualunque grosso centro o cittadina con relativa periferia, con tutto quello che la periferia può comportare.
CHI SONO I “COATTI” – Giorgio Tirabassi, che dello spettacolo è autore ed interprete, riesca a dare, da solo, vita e voce a molteplici personaggi: da “Arcangelo”, truffatore fiscale di quartiere arrogante e strafottente, che vive con più di una pensione e con un parcheggio disabili “autoprodotto” a “Nello” e “Rufetto” due maldestri ed esilaranti rapinatori; dallo “Spacciatore Rap” alle prese con la crisi economica e con un “cliente” in continua penuria monetaria, ai due amici del bar, spettatori e commentatori qualunquisti di una rapina andata male, che tra un luogo comune e l’altro sognano una vacanza alle Seychelles.
Il video – Coatto unico: la rapina (più sgangherata) del secolo
IL NOSTRO GIUDIZIO – Lo spettacolo dura circa 90 minuti e combina ottimamente musica e recitazione, in una scenografia assolutamente minimal, che si arricchisce soltanto di qualche strumento musicale, di qualche sgabello, e di una lampadina che scandisce inizio e fine di alcuni sketch. La bravuta di Giorgio è risaputa e riconosciuta, ma c’è di più rispetto alla qualità in questo spettacolo: c’è un’anima, una sensibilità, un inno alla vita che diventa condanna, e una ricerca costante di speranza senza ottenerla. Giorgio canta, recita, suona, ma soprattutto racconta gli ultimi che combattono per diventare i primi, almeno per una volta nella vita. E non fa soltanto ridere (e tanto), ma forte è anche la sua interpretazione drammatica. Tanti gli applausi a fine spettacolo, più che meritati, per uno spettacolo da non perdere.
IL GIUDIZIO DEL PUBBLICO – Lo spettacolo è piaciuto a tutti, eppure qualcuno ha sostenuto che il bell’omaggio a Roma e alla sua tradizione canora sarebbe dovuta esser sostenuta anche dal titolo degli stornelli, così da consolidare questa cultura che piace ancora.
INFO – Al Sala Umberto sino al 7 febbraio, Giorgio Tirabassi in Coatto unico senza intervallo, di Giorgio Tirabassi, scritto con Daniela Costantini, Stefano Santarelli, Loredana Scaramella, Mattia Torre. Con Daniele Ercoli al contrabbasso, Giovanni Lo Cascio alle percussioni. Light designer Carlo Cerri, direttore di scena Freddy Proietti. Scritto e diretto da GIORGIO TIRABASSI. Martedì ore 21, mercoledì ore 17, giovedì e venerdì ore 21, sabato ore 17 e 21 domenica ore 17. Prezzi da 32€ a 23€
PER TUTTI GLI AGGIORNAMENTI, SEGUI LA PAGINA FACEBOOK (link qui) DI UOZZART
Leggi anche:
- Intervista a Cinzia Pellin, l’artista delle dive del cinema
- Morte di un commesso viaggiatore: la nostra recensione
- Il Colosseo è il primo “luogo di cultura” in Italia
- Nel segno di Profondo Rosso: il 21 gennaio l’omaggio a Dario Argento
- Senato: sabato 9 gennaio porte aperte e visite guidate gratuite
Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.
5 Comments »