Dalla serie al film: El Camino, Downton Abbey e tanti altri
Dal ritorno di Jesse Pinkman a quello della famiglia Crawley e della sua servitù: il meglio e il peggio dei film tratti da serie TV

Negli ultimi anni le serie Tv hanno compiuto un gigantesco salto, sia di qualità che di risonanza e successo commerciale, ma che succede quando una serie finisce mentre è ancora all’apice della popolarità? In alcuni casi, a distanza di tempo, gli autori riprendono le fila del racconto e sfornano nuove stagioni, com’è successo per Will & Grace (con un buon risultato), Arrested Development (progetto che forse sarebbe stato meglio lasciare nel cassetto) e Twin Peaks (caso più unico che raro, visto che la terza stagione, uscita a 25 anni dalla fine della prima, è un vero capolavoro). In altri casi, invece, il racconto prosegue sul grande schermo, ma non sempre riscuote critiche positive.
Cambio di linguaggio
Purtroppo si tende spesso a sottovalutare la difficoltà della trasposizione cinematografica: anche al giorno d’oggi, in cui la qualità delle serie è tanto elevata da farci dimenticare le differenze col cinema, quelle differenze ci sono, e sono principalmente di linguaggio. Non basta allungare la durata di un episodio per avere un buon film: il cinema ha meccanismi diversi e non sempre chi eccelle nel mezzo televisivo sa padroneggiarli. Ne sono un esempio i due film di Sex and the City, tratti dall’acclamatissima serie degli anni ’90, che nonostante un buon risultato al botteghino hanno diviso la critica e deluso molti spettatori. In Italia un’operazione simile fu fatta con Boris, serie cult amatissima, ma il cui film fu, nonostante qualche bella trovata, abbastanza debole.
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Dal piccolo al grande schermo: reboot
C’è poi un altro filone che riguarda le serie Tv che approdano al cinema: i reboot. In generale si parla di reboot quando invece di continuare la storia la si “ricomincia” daccapo, con nuovi attori e qualche cambiamento, ma mantenendo la struttura generale pressochè invariata. Casi di reboot riusciti sul grande schermo sono i film di Mission: impossible (in cui Tom Cruise fa sfoggio del suo “desiderio di morte” inventando acrobazie sempre più estreme) e gli Star Trek di J.J. Abrams, uno dei pochi registi capaci di passare dal piccolo al grande schermo con disinvoltura. C’è poi un filone di film demenziali che si rifanno serie cult degli anni ’70, ’80 e ’90, come Hazzard, 21 Jump Street, Chips, Starsky & Hutch, che, nonostante la bassissima qualità, hanno avuto discreto successo in sala. A gennaio 2020 arriverà il secondo reboot di Charlie’s Angels (dopo quello con Cameron Diaz, Drew Berrymore e Lucy Liu), con protagoniste Kristen Stewart, Naomi Scott ed Ella Balinska.

Downton Abbey
Uscirà il 24 ottobre nelle sale italiane e il 19 in anteprima al Festa del Cinema di Roma il film di Downton Abbey, serie inglese di enorme successo terminata nel 2015. Avevamo lasciato la famiglia Crawley alla festa di matrimonio di Edith e Bertie, la notte di San Silvestro, pronti per l’inizio del nuovo anno e di un nuovo capitolo della loro vita. Li ritroveremo al cinema un anno dopo, alle prese con la visita di re Giorgio V e del suo seguito. La serie è ideata da Julian Fellowes, premio Oscar per la sceneggitura del bellissimo Gosford Park di Robert Altman, a cui la serie è ispirata. Ambientato in una tenuta inglese durante un weekend di caccia, Gosford Park narra infatti le vicende dei padroni di casa, dei loro ospiti e della servitù.
El Camino
Venerdì scorso è uscito sulla piattaforma Netflix il lungometraggio El Camino, nuovo (e, si spera, ultimo) capitolo di Breaking Bad. Il film segue la fuga di Jesse Pinkman, iniziata nelle ultime scene della series finale, sei anni fa. Il creatore dello show Vince Gilligan, che era riuscito nel duplice “miracolo” di terminare lo show in maniera pressochè perfetta e di mantenere nello spin-off Better Caul Saul lo stesso, altissimo, livello della serie “madre”, stavolta ha però commesso un passo falso. Il film aggiunge davvero pochissimo alla storia, manca assolutamente di tensione e, in tutta onestà, sembra una reunion del cast, solo per accontentare i fan. Il che ci porta al vero, grande motivo per cui operazioni del genere sono spesso fallimentari: sono operazioni puramente commerciali, dettate dalla ricerca del profitto e non da una vera urgenza narrativa.
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Mio padre è Andrej Tarkovskij, mia madre è Sarah Connor. Onnivora di cinema, ho imparato a memoria IMDB. Vorrei vivere dentro “L’Eglise d’Auvers-sur-Oise” di Van Gogh, essere fotografata da Diane Arbus e scolpita da Canova. Vorrei che Hemingway scrivesse di me, che Hendrix mi dedicasse una canzone e che Renzo Piano mi intitolasse un grattacielo. Per quest’ultimo sono ancora in tempo.