Quando anche il “lavami” diventa street art
Last Updated on 25/08/2014
Alzi la mano chi ritiene che i graffiti e i murales siano un attacco al degrado urbano. Sicuramente sarete in molti. E spesso si ha ragione. Non quando, però, il murales diventa (davvero) arte e ricerca di stile e di innovazione. Ma soprattutto quando non si usa la tecnica del Reverse graffiti, definita anche clean advertising, clean tagging o green graffiti.
Vale a dire un nuovo metodo utilizzato per creare immagini e messaggi temporanei su muri, edifici e marciapiedi, che punta a rimuovere lo sporco dalla superficie e crea un’immagine grazie al contrasto sporco e pulito. Un po’ come avviene, ancora oggi, con le scritte “lavami” sulle polverose automobili. Giusto per fare un esempio più banalotto.
Basta dell’acqua piovana, senza alcuna aggiunta di additivi chimici, e una sorta di stencil in ferro o alluminio per dare la forma alla nostra opera. Il template viene posizionato sulla superficie e il getto d’acqua a forte pressione permette di pulire la pavimentazione solamente nelle parti bucate del disegno, creando il conflitto e, di fatto, l’opera.
Uno dei primi ad utilizzarla è stato l’artista inglese Paul Moose Curtis con il suo ReverseGraffitiProject. Anche per lui il primo approccio con questa tecnica è stato banale: mentre lavava i piatti. La prima realizzazione di un reverse graffito di grandi dimensioni è invece opera di Alexandre Orion, un writer brasiliano che in una notte del 2007 ha disegnato oltre 1000 teschi in un sottopassaggio della città di San Paolo, anche se ebbero “vita” breve. Un invito a guidare con moderazione per non inquinare. Anche se poi, osservando bene il murales durante la guida, i rischi erano altri…
Anche pubblicato su Lastampa.it
- Reverse graffiti
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.