Dieci film per un decennio – Frances Ha
Last Updated on 28/08/2019
Non una classifica dei dieci migliori film, ma una sorta di “mappa” che esplora territori e indaga specificità del cinema degli ultimi dieci anni. Sesta tappa: Frances Ha.

FRANCES HA, USA 2012. Regia di Noah Baumbach. Cast: Greta Gerwig, Mickey Sumner, Michael Esper, Adam Driver, Michael Zegen, Grace Gummer.
Il regista newyorkese Noah Baumbach scrive a quattro mani con la compagna Greta Gerwig questa commedia surreale e goffa, dal sapore retrò ma assolutamente attuale, che fotografa una generazione e le sue contraddizioni.
La trama
Frances ha 27 anni, vive a New York con la sua migliore amica Sophie e fa un lavoro precario in una compagnia di danza in cui sogna di entrare e che le permette a malapena di pagare la sua parte di affitto. Frances e Sophie hanno un rapporto simbiotico, fatto di piccoli rituali e grandi sogni per il futuro: si conoscono dal college e quando sono insieme si sentono ancora le matricole spensierate di un tempo. Ma l’età adulta è dietro l’angolo, e quando Sophie lascia l’appartamento per uno con una posizione migliore, la rottura sarà traumatica e Frances si troverà sola ad affrontare quei cambiamenti tanto temuti.
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La fine di un amore
Diviso in capitoli, a seconda dei traslochi di Frances, il film segue la ragazza nelle tappe di quella che è a tutti gli effetti la fine di una storia d’amore. Frances passa dalla fase della negazione a quella della rabbia e la gelosia dei nuovi amici e del fidanzato di Sophie. Ma l’allontanamento dall’amica è solo una parte dei cambiamenti che si trova ad affrontare: perso il lavoro, Frances è al verde e incapace di “mettere in ordine” nella sua vita, così vaga di casa in casa, salta tra una compagnia di amici e l’altra, senza mai trovarsi a suo agio, sentendosi sempre una bambina in mezzo ai grandi.

Greta Gerwig
Protagonista assoluta del film, in quanto interprete principale e co-autrice della sceneggiatura, Greta Gerwig cuce perfettamente il vestito di Frances su sè stessa. Lascia però delle trasparenze da cui si può intravedere l’attrice che lo indossa, come ad esempio il viaggio a Sacramento, sua città natale, dove troviamo scene di vita quotidiana della vera famiglia Gerwig. Per lei Frances Ha è stato un trampolino di lancio importante, non tanto come attrice (aveva già lavorato, tra gli altri, con Woody Allen) ma come autrice e regista. La sua prima fatica dietro la macchina da presa, Lady Bird, le è valsa due nomination all’Oscar per sceneggiatura e regia (cosa rara, troppo, che una donna sia anche solo candidata in questa categoria) e un ottimo successo di critica e pubblico.
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Adam Driver
Tra i personaggi secondari, insieme a come Mickey Sumner (Sophie) e Grace Gummer (Rachel), figlie d’arte rispettivamente di Sting e Meryl Streep, c’è l’ottimo Adam Driver, che nell’ultimo decennio ha avuto grande rilievo nel cinema americano. In questi anni Driver ha lavorato con quasi tutti i maggiori registi statunitensi (Spielberg, Jarmusch, Lee, Gilliam, Eastwood, Soderbergh, i fratelli Coen, Scorsese, senaza dimenticare il ruolo di villain nella nuova saga di Star Wars) ed è stato tra i protagonisti della serie TV Girls, di Lena Dunham, che sembra essere un ideale prolungamento, più esplicito e meno sognante, di Frances Ha.

“Non sono ancora una vera persona”
Frances Ha è il manifesto dell’ultima generazione pre-millenial, quella che proprio in questi anni è uscita dalla bolla della scuola e si è trovata ad affrontare un mondo profondamente cambiato; la generazione che si approccia dalla tecnologia, ma è ancora legata all’analogico, al libro cartaceo, ai film anni 80. La generazione dei blog, quella bloccata tra due mondi, proprio come la protagonista, adolescente di quasi 30 anni. Tutto attorno a lei ha cambiato velocità, lasciandola indietro. “Non sono ancora una vera persona”, dice sorridendo goffamente. Frances vive il presente con immediata nostalgia e Baumbach la segue con amorevole costanza (non c’è una scena in cui la protagonista non sia presente), immortalando questo sentimento in un bianco e nero perfettamente retrò e infarcendolo di citazioni da “vecchi” classici, da Godard a Allen, passando per Leos Carax e il suo “Mouvais Sang”, nell’emozionante corsa in strada sulle note di Modern Love di Bowie.
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Mio padre è Andrej Tarkovskij, mia madre è Sarah Connor. Onnivora di cinema, ho imparato a memoria IMDB. Vorrei vivere dentro “L’Eglise d’Auvers-sur-Oise” di Van Gogh, essere fotografata da Diane Arbus e scolpita da Canova. Vorrei che Hemingway scrivesse di me, che Hendrix mi dedicasse una canzone e che Renzo Piano mi intitolasse un grattacielo. Per quest’ultimo sono ancora in tempo.
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