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Il Tempio di Minerva Medica e la terza cupola di Roma

Quello di Minerva Medica non è esattamente un tempio, come fu erroneamente creduto per lungo tempo, bensì una sala monumentale entro il recinto di una lussuosa residenza che occupava in antico la zona, tra la chiesa di Santa Bibiana e Porta Maggiore

Il cosiddetto tempio di Minerva Medica è un edificio romano situato in via Giolitti, nel rione Esquilino di Roma. L’imponente costruzione a cupola risale presumibilmente all’inizio del IV secolo e si trova oggi stretta tra i binari ferroviari ed i palazzi costruiti alla fine del XIX secolo per il nuovo quartiere Esquilino.

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Cos’è il Tempio di Minerva Medica

L’edificio non è un tempio, come fu erroneamente creduto per lungo tempo. Bensì una sala monumentale entro il recinto di una lussuosa residenza extraurbana che occupava in antico la zona, tra la chiesa di Santa Bibiana e Porta Maggiore, sull’asse viario che usciva dalla Porta Esquilina. Corrispondente probabilmente al complesso degli Horti Liciniani.

La cupola, con il suo diametro di 25 metri, è la terza a Roma per dimensioni

L’edificio consiste in una vasta sala a pianta decagonale coperta da una cupola sostanzialmente emisferica ma con centro ribassato. Questa, con il suo diametro di 25 metri, è la terza a Roma per dimensioni, dopo il Pantheon e le Terme di Caracalla. Su nove lati del perimetro si aprono delle nicchie semicircolari, non tutte conservate, che sporgono esternamente e che forse ospitavano statue, mentre sul decimo lato, a nord, si trova l’ingresso sovrastato da un arco a tutto sesto. In tal modo la cupola appoggia sostanzialmente su dieci pilastri posti ai vertici del decagono.

Le sculture rinvenute

Tra il 1878 ed il 1879 furono rinvenuti nell’area dell’edificio numerosi reperti archeologici, tra cui anche pezzi di statue reimpiegati come materiale da costruzione all’interno di alcune murature tardo antiche di tamponatura. Ricomposte da numerosi frammenti, le statue costituiscono oggi un importante nucleo scultoreo all’interno dei Musei Capitolini nella sede della Centrale Montemartini. Le sculture più importanti sono un Dioniso con pantera, un satiro danzante, una fanciulla seduta. E soprattutto i due magistrati rappresentati nell’atto di dar inizio alle gare, nei quali un’ipotesi molto suggestiva riconosce Quinto Aurelio Simmaco e suo figlio Memmio.

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