I capolavori di Roma: la cupola di San Pietro e la sua magica prospettiva
Last Updated on 03/05/2020
Lo sapevate che da via Niccolò Piccolomini la visuale della splendida cupola di San Pietro, a cui lavorò Michelangelo Buonarroti fino alla sua morte, è davvero unica? Vi spieghiamo perché…

E’ uno dei principali simboli di Roma e viene simpaticamente denominata da tutti “Cupolone”. Ma è anche uno dei punti più panoramici della città, da cui si può ammirare l’intera Città del Vaticano, sino ai principali quartieri del centro storico capitolino. Simbolo del passaggio dall’architettura rinascimentale a quella barocca, la Cupola di San Pietro fu opera di Michelangelo Buonarroti, che vi lavorò fino all’anno della sua morte, avvenuta nel 1564.
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Simbolo di religiosità e di bellezza
La cupola di San Pietro è il simbolo della Basilica vaticana e costituisce la copertura della crociera della basilica stessa. Si tratta di una delle più vaste coperture in muratura mai costruite. Questa presenta un diametro interno di circa 42 metri e porta l’altezza complessiva della basilica, dalla base fino alla sommità della lanterna, ad oltre 130 metri.
Il gioco di prospettive
Da via Piccolomini potete ammirare la cupola in maniera inedita. Percorrete la via, osservando la cupola, ed ecco che più vi avvicinate, più il Cupolone si allontana. Se indietreggiate, la cupola vi sembra più grande e più vicina. Si tratta di un curioso effetto ottico, dovuto alla disposizione degli edifici e al punto di osservazione. Un luogo magico dove concludere in bellezza una serata in centro.
Un restauro (interrotto) lungo quattro anni
Negli ultimi mesi sulla cupola di Michelangelo ha fatto la sua apparizione un grande ponteggio fatto di tubi Innocenti, che pian piano ha circondato la base. Il nuovo cantiere di restauro di San Pietro era stato annunciato nei primi giorni di marzo dall’Osservatore Romano, che ne ha parlato come un grande progetto conservativo, della durata di quattro anni, resosi necessario per il degradato stato di conservazione della superficie di marmo. Poi lo stop legato all’emergenza sanitaria.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.
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