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Fatima Al Qadiri, Philippe Thomas e Hanuman Books: le nuove mostre del Macro di Roma

“Fatima Al Qadiri. Isekai”, “Philippe Thomas declines his identity” e “Hanuman Books”: le tre nuove mostre del Macro di Roma…

“Fatima Al Qadiri. Isekai”, “Philippe Thomas declines his identity” e “Hanuman Books”: le tre nuove mostre del Macro di Roma…

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Fatima Al Qadiri. Isekai.

Fatima Al Qadiri (Dakar, 1981) è una compositrice e artista del Kuwait la cui produzione musicale e materiale sfugge a qualsiasi tipo di specificità o definizione ufficiale di genere, se non quella suggerita dal titolo di questa mostra: Isekai. Visitabile sino al 19 marzo 2023.

Isekai è un genere di romanzo, film, anime, manga o videogioco in cui i personaggi centrali sono trasportati in un universo virtuale, mentre il lettore o il pubblico segue i protagonisti alla scoperta di un mondo parallelo. Profondamente influenzata dagli aspetti narrativi e immersivi dei videogiochi, Al Qadiri concepisce e compone musica che esplora fenomeni di traduzione culturale, errata interpretazione o reinterpretazione attingendo da diverse epoche e geografie.

La mostra presenta la maggior parte della produzione musicale di Al Qadiri, in ordine cronologico, a partire dalle prime pubblicazioni come Ayshay (2010), Genre-Specific Xperience (2011) e Desert Strike (2012), seguite dal primo album dell’artista, Asiatisch, “un road trip simulato attraverso una Cina immaginaria” pubblicato nel 2014, per arrivare ai giorni nostri con Medieval Femme (2021), un’interpretazione musicale contemporanea influenzata dalla poesia scritta dalle donne arabe del Medioevo. Il repertorio include anche le recenti collaborazioni di Al Qadiri con registi cinematografici, presentando le colonne sonore del premiato lungometraggio di Mati Diop, Atlantique (2019) e di La abueladi Paco Plaza (2022). Nel complesso, la mostra abbraccia nove uscite discografiche e dodici anni di sperimentazione con i linguaggi musicali e le esperienze che il suono può generare.  

FATIMA AL QADIRI (Dakar, 1981), è una compositrice e artista kuwaitiana, attualmente residente a Los Angeles. Ha pubblicato musica come artista solista e come membro del gruppo Future Brown. Al Qadiri è anche membro fondatore del collettivo GCC, il cui lavoro è stato esposto al MoMA PS1, al Fridericianum, alla Biennale di Berlino e alla Sharjah Art Foundation. Nel 2019 ha firmato la colonna sonora di Atlantique, primo lungometraggio del regista Mati Diop, vincitore del Grand Prix Speciale della Giuria al festival di Cannes 2019.

Philippe Thomas declines his identity

Philippe Thomas declines his identity è la prima mostra, visitabile sino al 5 marzo 2023, che un’istituzione italiana dedica a offrire un ritratto espanso e articolato della figura di Philippe Thomas (1951-1995). Il titolo riprende quello di un libro legato a una lecture performance dell’artista francese, conosciuto proprio per una ricerca sul concetto di autorialità che lo ha condotto fino ad annientare la sua stessa presenza come artista. Thomas ha infatti operato utilizzando un approccio concettuale scandito da una prassi che rendeva l’acquirente di un’opera al contempo proprietario e autore.

Nel 1985 crea un’agenzia di servizi dal titolo readymades belong to everyone® (1987-1993). Fondata nel 1987 alla Cable Gallery di New York nella sua versione inglese (readymades belong to everyone®) e successivamente a Parigi alla Galerie Claire Burrus nella rispettiva traduzione francesce (les ready-made appartiennent à tout le monde®), nel corso della sua esistenza l’agenzia ha realizzato innumerevoli progetti internazionali e ha visto come firmatari oltre sessanta collezionisti e istituzioni. Dal momento della sua chiusura nel 1995, l’eredità e la storia dell’agenzia è conservata nella collezione del MAMCO (Ginevra) ed è esposta al MACRO nella sua totale interezza. L’agenzia ha dato forma ad una propria identità grafica e comunicazione compresa di logo e campagne pubblicitarie.

Con l’intento di mantenere viva una posizione simile a quella adottata da readymades belong to everyone®, il progetto espositivo accoglie, su tre diversi livelli storici, il contributo di figure che ne hanno subito l’influenza come nel caso dell’artista definitasi ready-made, Claire Fontaine, o che hanno vissuto nello stesso periodo. Filtrando lo stesso bisogno di rispondere alle strutture che andavano sempre più imponendosi nel sistema dell’arte, compaiono esempi come The Offices of Fend, Fitzgibbon, Holzer, Nadin, Prince & Winters (1979). Christopher D’Arcangelo precede invece lo spirito dell’agenzia e di Philippe Thomas con una approccio alla dematerializzazione dell’arte attraverso una posizione politica forte: il suo corpo messo in catene o la sua completa assenza di traccia. Philippe Thomas declines his identity riprende il titolo di un libro legato ad una lecture performance dell’artista.

Hanuman Books

Hanuman Books è stata una casa editrice fondata nel 1986 dall’artista Francesco Clemente e dall’editor e curatore Raymond Foye. Le origini del nome si incontrano nella divinità indù presente nel poema epico indiano Ramayana, un uomo-scimma che simbolicamente rappresenta l’audacia e la saggezza, raffigurato nel logo della casa editrice, disegnato da Clemente. Questa ricerca editoriale si consacrò infatti durante un viaggio in India, in cui Clemente introdusse all’amico e collega Foye i libri di preghiera in miniatura.

Tascabili e leggeri da trasportare, i libri erano simbolo di una contemplazione e venerazione che, proprio per le dimensioni non maggiori di un palmo di mano, poteva avvenire frequentemente nell’arco di un’intera giornata. Il piccolo formato dai colori sgargianti e cucito a mano presentava in copertina il volto del guru o del santo a cui il volume era dedicato. 

Nel corso di sette anni di attività i due fondatori ripresero il formato di questa ritualità per pubblicare un numero di cinquanta libri (ad eccezione di God with Revolver di René Ricard che presenta dimensioni maggiori), dodici all’anno, dedicati a tracciare un fil rouge non lineare nel panorama degli anni Ottanta. Nella biblioteca di Hanuman Books era possibile scegliere tra le voci portanti della Beat Generation (con nomi come William Burroughs, Gregory Corso, Jack Kerouac), trovare lo sguardo orientalista di figure come René Daumal, incontrare le grandi star della musica Bob Dylan e Patti Smith, imbattersi in figure radicali e femministe come Simone Weil e Dodie Bellamy, così come diversi poeti e artisti.  

Gli scritti di questo progetto editoriale non erano mai la scelta più rappresentativa di quell’autrice o autore, ma quasi più delle note a margine, degli effetti personali. Il carattere sovversivo delle sue pagine era infatti anche legato al carattere marginale di quanto espresso sia da voci potenti che da altre meno note. All’interno dello spazio espositivo (sino al 12 marzo 2023) la collezione completa dei volumi di Hanuman Books è presentata sul fondo della sala, mentre sulle pareti laterali un’intervista con i due fondatori realizzata dal direttore artistico e curatore del MACRO Luca Lo Pinto offre al visitatore una narrazione dettagliata di questa esperienza. 

Completa il racconto un pavimento-display che ricorda il momento in cui un editore, per dare forma a una pubblicazione, posa i materiali a terra per visionarli e selezionarli. Suddivisa in tre diverse aree tematiche, la distesa di documenti, fotografie, lettere e cataloghi provenienti dall’archivio personale di Raymond Foye presenta una sezione dedicata alla stamperia di Madras, una sugli autori coinvolti nella casa editrice, mentre l’ultima illustra l’attività svolta per promuovere i volumi e la corrispondenza con i componenti e partecipanti di questa, solo apparentemente piccola, impresa d’avanguardia che è stata Hanuman Books. 

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