Il dipinto del 1937 – La Fata Elettricità di Raoul Dufy, il dipinto più grande del mondo
La Fata Elettricità è stata concepita e realizzata da Raoul Dufy per il Padiglione della luce e dell’elettricità, nel quadro dell’Esposizione internazionale delle arti e delle tecniche nella vita moderna tenutasi nel 1937. Il dipinto è in mostra a Palazzo Cipolla sino al 26 febbraio…

La Fata Elettricità è stata concepita e realizzata da Raoul Dufy per il Padiglione della luce e dell’elettricità, nel quadro dell’Esposizione internazionale delle arti e delle tecniche nella vita moderna tenutasi a Parigi nel 1937. Oggi il dipinto è in mostra a Palazzo Cipolla, sino al 26 febbraio 2023.
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Analisi dell’opera
Dufy ha a disposizione appena undici mesi per completare il progetto. Accetta la sfida e dimostra di essere un direttore d’orchestra senza pari. Della documentazione scientifica si occupa il fratello dell’artista, Jean Dufy, assistito da un esperto. Lo stesso artista prende appunti e incontra alcuni scienziati. Il pittore rinuncia alla tela per lavorare su 250 pannelli di compensato di 2 x 1,20 metri e in una fabbrica dismessa che funge da atelier allestisce un vero e proprio cantiere. Una volta dipinti, i pannelli si avvitano su un telaio metallico.
L’impiego dei pannelli, dei colori e lo studio del dipinto
Dufy sceglie di impiegare i colori Maroger (olio resinato, emulsionato in acqua gommata) per il loro breve tempo di essiccazione. La duttilità e la trasparenza della pittura la fanno assomigliare all’acquerello. Oltre a uno studio in scala 1/10, il pittore realizza numerosi disegni, acquerelli, disegni su carta da lucido che utilizza per tracciare sui pannelli i contorni delle forme fotografate su lastre di vetro e poi proiettate, con una lanterna magica, nella scala desiderata.
Il commento della curatrice della mostra a Palazzo Cipolla
Come una sorta di poema sinfonico, questa grande decorazione «poetica, storica e pittorica» evoca l’osservazione e l’invenzione dell’elettricità da parte di scienziati e inventori, disposti in fregio dall’antichità ai giorni nostri, e gli effetti delle loro scoperte sulla vita quotidiana e sul progresso dell’umanità. L’artista vi dispiega piccoli episodi narrativi ispirandosi alla tecnica del fotomontaggio, incastra le storie una nell’altra, e modifica le scale, sopprimendo la prospettiva e l’orizzonte. Utilizza grandi campiture di colore per collegare visivamente le scene l’una all’altra.
(Testo della Chief curator Sophie Krebs e Nadia Chalbi responsabile delle mostre e delle collezioni del Musée d’Art Moderne de Paris)
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.