Attenzione: arrivano gli alieni! Gli “attacks” a Manchester
Last Updated on 19/11/2019
Gli attacchi di arte di Filthy Luker, a Manchester, danno vita a palazzi e cassonetti, alberi e tombini: il suo stile è fumettistico, i risultati davvero divertenti…
La città diventa più viva. Come se, dopo secoli di torpore, si risvegliasse e osservasse le vite di ogni singolo passante. E’ questa la strana e divertente sensazione che si ha quando ci si imbatte nelle opere artistiche di Filthy Luker, a Manchester. Il suo stile si chiama “Art Attacks” e ricrea installazioni antropomorfe, senza limiti di scala, da piccole casine a grandi palazzi, da cespugli ad alberi imponenti.
Gli piacciono gli occhi, che sembrano sempre un po’ impauriti, un po’ sorpresi: due grandi palloni bianchi con al centro una grande pupilla nera. E i tentacoli, grandi e imponenti, magari illuminati di notte, generalmente di color verde. Come in un improvviso attacco alieno, per l’appunto. Ogni tanto ha adoperato anche un razzo arrivato da chissà dove, o grandi matite giganti impegnate a creare nuovi tratti curvilinei su palazzi e abitazioni. Il genere, lo avrete capito, è prevalentemente fantasy, più da comics, colorato e stilizzato, un ottimo modo per combattere il grigiore della città.
E poi, quando invece vuole fare qualcosa di più piccolo, punta a tombini e cartelli stradali, cartelloni o cassonetti della spazzatura. A volte anche a piccioni e gabbiani. E dona un po’ di vita a ciascuno di questi oggetti animati. Il risultato è simpatico e quasi mai invasivo. Più che “attacks”, si potrebbe parlare di piccole incursioni inoffensive. Ma ci ricorda, soprattutto, di non diventare mai troppo grandi per smettere di sognare.
Leggi l’articolo sul Canale Arte di LaStampa.it
Leggi anche:
Street art nel mondo: le 15 opere 3D più incredibili
Roma: l’Ostiense diventa il quartiere della Street Art
Street Art: due bandi per riqualificare Ancona e Verona. E Roma rimane a guardare
Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.