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La Scala Santa, bella come trecento anni fa

Last Updated on 09/05/2019

A pochi passi dalla basilica di S. Giovanni in Laterano, uno dei luoghi più sacri della Città Eterna sarà fruibile fino al 9 giugno senza la copertura lignea che la copre dal 1723

Scala Santa di Roma
Scala Santa di Roma – ProlocoRoma

La storia della Scala Santa

Secondo la tradizione cristiana, la cosiddetta “Scala Santa” è quella rampa percorsa da Cristo prima e dopo la sentenza emessa da Ponzio Pilato circa la sua esecuzione. La reliquia viene portata a Roma nel 326 d.C. da Sant’Elena, genitrice dell’imperatore Costantino. Essa viene donata a Silvestro I, che la fa sistemare nel Patriarchium, antica residenza papale. Nel 1589 poi, per volere di Sisto V, l’elemento architettonico in questione viene traslato nel Sancta Sanctorum capitolino, la cappella privata dei papi. I gradini vengono montati dall’alto verso il basso, per evitare che vengano calpestati dagli operai.

Intorno a questa rampa proveniente dalla Terra Santa prende forma poi il “pontificio santuario della Scala Santa”. Progettato per papa Peretti dall’architetto Domenico Fontana, esso comprende:
– la Scala Santa vera e propria, affiancata da altre quattro rampe di scale;
– la Cappella di S. Lorenzo in Palatio, il Sancta Sanctorum, dove è custodito l’”Acheropita Lateranense”, l’antichissima icona di Cristo attribuita a San Luca e ad una mano sovrumana;
– l’oratorio di San Silvestro in Palatio;
– l’oratorio del SS. Sacramento al Laterano e il Triclinium Leoninum.

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Scala Santa di Roma
Scala Santa di Roma – Wikipedia

Il restauro

L’intervento di restauro, a cura dei Musei Vaticani, riguarda i ventotto scalini di marmo proconnesio, la relativa copertura in legno (che sarà ricollocata in situ dopo il 9 giugno, giorno della Pentecoste). Nonché gli affreschi di epoca sistina, eseguiti da un gran numero di artisti. Tra questi si ricordino Cesare Nebbia e Giovanni Guerra. In particolare, è stata rimossa la protezione in legno voluta da papa Innocenzo XIII nel 1723 per preservare la reliquia. Tale provvedimento fu preso in quanto i fedeli, salendo in ginocchio, spingevano con la punta del piede sullo scalino sottostante, logorandolo.

Tre croci compaiono rispettivamente sul secondo, sull’undicesimo e sul ventiduesimo gradino. L’undicesimo è risultato il più consumato: sarebbe quello dove Gesù ruppe il marmo con il ginocchio. Una piccola grata protegge il punto preciso dove cadde il sangue del Messia. Al di sotto di essa, un piccolo foro testimonia le innumerevoli dita che hanno toccato quel punto. Al di sotto della protezione sono emersi biglietti, lettere, monete, richieste di grazia.

Le raffigurazioni a fresco, invece, appaiono ora prive di quella patina creata dalla polvere e dalla combustione delle candele. Stilisticamente, esse risultano in linea con i canoni controriformati: icastiche, semplici, coinvolgenti e con intento pedagogico (pongono infatti il fedele in contatto con la storia cristiana).

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