Alla scoperta della Chiesa della morte, dove anche i lampadari sono fatti di ossa
Last Updated on 13/07/2020
Nella cripta sotterranea della Chiesa di Santa Maria dell’Orazione e Morte furono inumate dal 1552 al 1896 più di 8000 salme. Oggi si presenta come un ossario, dove tutto, dalle decorazioni ai lampadari, è realizzato con ossa e teschi.

La Chiesa di Santa Maria dell’Orazione e Morte è una chiesa di Roma, nel rione Regola, situata in Via Giulia, tra l’arco Farnese e l’adiacente Palazzo Falconieri. La costruì la confraternita omonima nel 1573 insieme all’oratorio annesso. Poi riedificata nel 1737 da Ferdinando Fuga e consacrata sotto i titoli del SS. Crocifisso e della Beata Vergine da Cristoforo d’Almeida, arcivescovo di Perge, nel 1738.
La tradizione dell’Arciconfraternita dell’Orazione e Morte
L’Arciconfraternita dell’Orazione e Morte aveva come scopo quello di dare sepoltura ai morti, trovati in campagna o annegati nel Tevere. Quelli senza identità. E quelli che non potevano ricevere degne esequie. Oltre alla chiesa, si costruirono anche un oratorio e un vasto cimitero, in parte sotterraneo ed in parte sulle rive del Tevere. Poi quasi completamente distrutto, nel 1886, per costruire i muraglioni del Tevere.
La cripta sotterranea si presenta come un ossario, dove tutto, dalle decorazioni ai lampadari, è realizzato con ossa umane
E’ ancora presente, però, la cripta sotterranea, un tempo cimitero della confraternita. Qui si seppellirono, dal 1552 al 1896, più di 8000 salme. Oggi si presenta come un ossario, dove tutto, dalle decorazioni ai lampadari, è realizzato con ossa umane. Nell’Ottocento si svolgevano qui le sacre rappresentazioni che si avvalevano di statue di cera a grandezza naturale.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.