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Disko Bay, al Museo Civico di Zoologia di Roma la Groenlandia di Olaf Wipperfürth

Last Updated on 14/07/2022

Sino al 25 settembre presso il Museo Civico di Zoologia di Roma, “Disko Bay”, con gli scatti di Olaf Wipperfürth. La mostra prende il nome da un’area costiera frastagliata a trecento chilometri dal Circolo Polare Artico, nota per le sue masse di iceberg galleggianti

Sino al 25 settembre presso il Museo Civico di Zoologia di Roma, “Disko Bay”, con gli scatti di Olaf Wipperfürth. La mostra prende il nome da un’area costiera frastagliata a trecento chilometri dal Circolo Polare Artico, nota per le sue masse di iceberg galleggianti. L’esposizione, inedita, riflette su uno dei temi ambientali più attuali: il surriscaldamento globale e lo scioglimento dei ghiacciai e si inserisce nel calendario ufficiale degli eventi In Town della Roma Fashion Week organizzata da Altaroma (11-15 luglio 2022).

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La Groenlandia secondo Olaf Wipperfürth, artista, fotografo di moda e regista tedesco

È l’estate del 2019 quando Olaf Wipperfürth, artista, fotografo di moda e regista tedesco, decide di viaggiare sulla costa occidentale della Groenlandia per realizzare alcuni scatti di montagne e alture. Attratto da sempre dalla natura più estrema e grande esperto di ice climber esplora la Baia Disko Bay, un’area costiera frastagliata a trecento chilometri dal Circolo Polare Artico, nota per le sue masse di iceberg galleggianti che si staccano dal ghiacciaio interno nel fiordo marino di Ilulissat. La zona è conosciuta come luogo dove fa capolinea l’alta pressione e dove le giornate sono serene tutto l’anno.

Davanti al suo obiettivo si stagliano i ghiacciai alla deriva, gigantesche candide masse che si muovono e si disgelano progressivamente, simili a cubetti di ghiaccio sciolti in un bicchiere. È in atto una frammentazione ecologica dovuta al cambiamento climatico determinato in particolare dal riscaldamento globale provocato dalle attività dell’uomo. La massiccia perdita di ghiaccio registrata negli ultimi venti anni in Groenlandia è dovuta al fenomeno dell’undercutting, ovvero quando i ghiacciai iniziano a ritirarsi entrano in contatto con le masse d’acqua sottostanti, che sono più calde, per cui il ghiaccio si scioglie dal basso determinando un maggiore assottigliamento che velocizza il processo di ritiro.

Assistere da vicino a questa trasformazione induce Olaf Wipperfürth a percorrere una nuova direzione nella sua ricerca che lo porta a superare l’utilizzo del linguaggio puramente fotografico e lo conduce alla creazione di una nuova visione. Attraverso l’inserimento di tracce e strati di pittura che alterano e mutano l’immagine reale, l’artista mostra un panorama ideale, utopico, singolare. I paesaggi fluttuanti di questi giganti in movimento nella loro ambientazione monocromatica erano puramente sublimi spiega l’artista.

La mostra è espressione di sintesi tra il linguaggio fotografico e quello pittorico

La mostra Disko Bay, presentata per la prima volta in Italia, è espressione di sintesi tra il linguaggio fotografico e quello pittorico. Il processo è molteplice: l’artista lavora attraverso l’applicazione di vari strati di colore acrilico sull’immagine che viene più volte fotografata fino a raggiungere un’astrazione materica che supera la pura bidimensionalità. Olaf Wipperfürth osserva la natura che cambia, è alla ricerca del mistero del sacro, di un’assenza-presenza, di un paesaggio mistico. Ritrova una relazione tra la fragilità dell’ambiente e la caducità della pennellata. Laddove appaiono i segni che evidenziano l’abbassamento dell’acqua la pittura diventa la cura riparatrice delle ferite subite.

Il colore impresso diviene velo protettivo che cerca di tenere al riparo la grandezza e meraviglia del creato ma allo stesso tempo ne evidenzia la fragilità. In alcune immagini la fotografia originale scompare quasi del tutto per dar vita a uno scenario nuovo. Tocchi di blu, di giallo, di arancio ripercorrono memorie perdute, cielo e terra si fondono in una miscela inedita di nuances. In uno spazio effimero e in un tempo che sfugge l’azzurro del cielo diventa bianco, il blu del mare diventa ghiaccio. Ogni iceberg incarna l’evoluzione del nostro pianeta, una raccolta di memorie geologiche che porta necessariamente ad una profonda riflessione.

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