“Immaginare cose non viste”, Domenico Morelli in mostra alla Galleria Nazionale
Domenico Morelli (Napoli, 1823-1901) torna ad essere protagonista nelle sale Via Gramsci della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, come già lo era stato, nel 1907…

A quasi settant’anni dalla Mostra di disegni allestita nel 1955 da Palma Bucarelli a Valle Giulia, Domenico Morelli (Napoli, 1823-1901) torna ad essere protagonista nelle sale Via Gramsci della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, come già lo era stato, nel 1907. La mostra “Domenico Morelli. Immaginare cose non viste“, a cura di Chiara Stefani con Luisa Martorelli, sarà visitabile sino al 29 gennaio 2023.
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Le opere in mostra
La mostra è l’occasione per vedere un’ampia parte del ricchissimo ed eterogeneo fondo dell’artista insieme ad opere provenienti anche da altre istituzioni pubbliche o da collezioni private, con l’esposizione di una trentina di dipinti e 9 bozzetti, 9 sculture, un corpus di 48 tavolette a olio su legno con dipinti di paesaggio realizzati nella costa a sud di Napoli, un grande cartone a tecnica mista e una cospicua selezione di 160 opere su carta, tra gli oltre 800 fogli appartenenti al fondo Morelli conservato dalla Galleria Nazionale.
L’attento studio sul Vero
La gestazione dei dipinti di Domenico Morelli è un processo di continuo ripensamento delle soluzioni compositive ideate dopo un attento studio sul Vero, i cui singoli elementi vengono analizzati più volte, prima di raggiungere la versione ritenuta ottimale. Mentre il ventaglio di tecniche impiegate dall’artista su carta spazia dall’uso di grafite, carboncino, sanguigna e pastello – accompagnati in vari casi da lumeggiature a biacca, nonché dall’inchiostro bruno, spesso abbondantemente acquarellato – all’acquerello e alla tempera in varie tonalità, talvolta su tracce di matita, i bozzetti annullano nel colore l’attento studio grafico di ogni foglio ad essi preparatorio.
“Il trovatore tra le monache”
Per la prima volta dall’inizio del secolo scorso, viene mostrata al pubblico la tela del dipinto incompiuto Il trovatore tra le monache, ambita a suo tempo dal mercante francese Jean-Baptiste Michel Adolphe Goupil e oggetto di un apposito intervento conservativo da parte degli allievi dell’Istituto Centrale per il Restauro. Dopo la pulitura, le preziose cornici dei dipinti appaiono nella varietà delle loro tecniche: intagliate e decorate a foglia di oro zecchino e argento meccato, a cui era stata aggiunta, in un caso particolare, l’applicazione di una striscia di tessuto sulla superficie lignea.
“La leggenda delle sirene” e le altre opere
Una serie di sculture in marmo, bronzo e terracotta di artisti dell’epoca – quali Alfonso Balzico, Adriano Cecioni, Giovanni Focardi, Giacomo Ginotti, Achille D’Orsi, Vincenzo Gemito, Domenico Trentacoste, Giuseppe Renda, Mario Rutelli – è messa in rapporto con i dipinti di Morelli attestandone, in alcuni casi, l’influenza. Varie opere su tela di altri pittori – Gioacchino Toma, Eduardo Dalbono, Achille Talarico, Gaetano Previati, Paolo Vetri -, e un pastello di Francesco Paolo Michetti, dialogano con le soluzioni compositive di Morelli. Il dipinto La leggenda delle sirene di Dalbono viene esposto per la prima volta a fianco della replica di collezione privata che presenta un’interessante variante nella tavolozza dello sfondo.
Dalle figure desunte dalla letteratura romantica europea alle meditazioni sulla religione cristiana
Dall’introspezione psicologica dei ritratti e dalle figure desunte dalla letteratura romantica europea – Il conte Lara, Lady Godiva, Torquato Tasso legge la Gerusalemme Liberata a Eleonora d’Este – alle sofferte meditazioni su motivi legati alla religione cristiana – Gli ossessi, Il cadavere di Santa Maria Egiziaca rinvenuto dagli angeli, e I Monaci (o Venerdì Santo) -, Morelli passa alle ariose composizioni avvolte in un’aura di silenzioso mistero delle tele dell’ultimo decennio del XIX secolo: il Cristo nel deserto, il Pater Noster (o Il discorso della montagna) e Gli amori degli angeli. Nel frattempo, le soluzioni sempre più pittoriche di alcune opere grafiche documentano come il suo sguardo si indirizzi progressivamente verso l’Oriente – dove Morelli non si recò mai – manifestando un particolare interesse per i suoi costumi e per le pratiche legate alla religione mussulmana.
“L’imbalsamazione di Cristo” e il “Cristo che veglia gli apostoli”
Il dipinto con l’Imbalsamazione di Cristo anticipa, verso la fine del settimo decennio dell’Ottocento, gli scenari aridi e desolati de Le Marie che da lontano assistono alla crocifissione di Gesù (1898 ca.), del Giuda vede Cristo arrestato a Getsemani (1900), e del Cristo che veglia gli apostoli (1900): metafore della debolezza fisica e della solitudine umana, oltre che prefigurazioni di una condizione esistenziale contemporanea.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.