La Conseguenza, un war-drama raffinato e potente
Last Updated on 19/11/2019
La Conseguenza è un war-drama raffinato e potente, che ci fa rivivere il dramma della seconda guerra mondiale e, al contempo, emozionare con una straordinaria storia d’amore
La Conseguenza è un war-drama raffinato e potente, che ci fa rivivere il dramma della seconda guerra mondiale e, al contempo, emozionare con una straordinaria storia d’amore. Tratto dal romanzo best-seller del giornalista britannico Rhidian Brook e prodotto da Ridley Scott, il film ha come protagonisti la candidata al premio Oscar Keira Knightley, che ancora una volta dopo ‘Everest’ si trova a ricoprire il ruolo della moglie di Jason Clarke, affiancati dall’attore svedese Alexander Skarsgård.
La storia racconta come le conseguenze della guerra travolgono le vite dei protagonisti, vinti e vincitori. Perché ognuno ha perso qualcuno, divisi ma uniti da un unico dolore. Nemici che diventano amanti, tragedia e passione, repulsione e attrazione. Il miracolo dell’amore che nasce dalle ceneri della guerra. Uscita 21 marzo, durata 108 min.

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La trama di La conseguenza
Amburgo, 1946. Dopo la fine della seconda guerra mondiale la città è sotto il dominio inglese. Il colonnello britannico Lewis Morgan (Jason Clarke) è incaricato di ricostruire una città ormai devastata. Nonché di mantenere l’ordine pubblico tra la popolazione locale ridotta in ginocchio. L’uomo si trova a dover requisire, suo malgrado, una splendida villa sul fiume dell’architetto tedesco Stefan Lubert (Alexander Skarsgård) e di sua figlia adolescente Freda.
Viene raggiunto dalla moglie Rachel (Keira Knightley), che in un primo momento si mostra riluttante a dover condividere la casa con i legittimi proprietari. Le due famiglie così distanti ma anche cosi vicine, in realtà hanno avuto un destino comune. Entrambe hanno perso una persona cara. Lewis e Rachael hanno perso il figlio maggiore per una bomba nemica. Mentre Stefan ha perso la moglie Claudia. Lewis si trova spesso lontano per lavoro. La moglie, che non si sente capita nel suo dolore per la perdita del figlio, trova consolazione tra le braccia dell’affascinante architetto. Entrambi cercano di ritrovare la felicità perduta e, magari, un nuovo inizio insieme.
Il nostro commento
Il film, la cui regia è affidata ad un pacato e accurato James Kent, è un melodramma sulla guerra, dove la tragedia unisce e divide i personaggi. La sceneggiatura, tratta da un classico della letteratura mondiale, non stupisce ma neanche delude. Il regista segue un percorso prevedibile, ma reso autentico dalle dinamiche dei personaggi, le cui vite sembrano intersecarsi in un turbinio di pulsioni contrapposte, tra diffidenza e tolleranza. E’ la paura primordiale di ciò che è diverso da noi, paura dello straniero. Due popoli contrapposti, l’Inghilterra e la Germania, vincitori e vinti. Una città devastata che stride con lo splendore della villa, dove, sotto lo stesso tetto, le due famiglie si trovano a dover convivere, a intrecciare le loro vite, ad espiare i loro dolori.
Kent ha scelto per il suo film un cast d’eccezione. Keira Knightley (Orgoglio e Pregiudizio, Anna Karenina) torna a brillare dopo alcuni non fortunatissimi film (Lo schiaccianoci e i quattro regni, Colette). La sua bellezza, naturalmente elegante e armoniosa come un cigno, rende il personaggio sofisticato ed etereo. Alexander Skarsgård (Melacholia, The Legend of Tarzan), reduce dal successo della fortunata serie Big Little Lies – Piccole grandi bugie, per il quale si è aggiudicato un Emmy Award e un Golden Globe per il migliore attore non protagonista in una serie, è sempre più convincente. Jason Clarke sfiora la perfezione.
Nonostante le splendide ambientazioni e i meravigliosi costumi, ciò che colpisce è soprattutto come i personaggi, segnati dalla guerra e dalla perdita di una persona cara, trovino nel dolore comune consolazione. Le scene di passione non sono mai volgari, l’adulterio è visto in chiave positiva, come conseguenza al dolore della perdita. Un motivo per ritrovarsi e, forse, ricominciare.

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Classe 1988, consulente di comunicazione. Dopo la maturità classica e la laurea in Legge ho iniziato a lavorare come ufficio stampa presso la Fondazione Ducci, per poi intraprendere la carriera nelle pubbliche relazioni e nella organizzazione di eventi. Fin da piccolo sono sempre stato una persona molto curiosa e questo mi ha portato ad appassionarmi ad ogni forma di arte. Amo la letteratura russa (Dostoevskij, Tolstoj, Bugalkov) e l’arte classica. E ho una passione per il cinema americano (Martin Scorsese, Woody Allen, Clint Eastwood) e francese (Xavier Dolan, Denis Villeneuve).