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Elio Varuna: “La mia poesia tra parole, arte e alchimia”

Last Updated on 15/10/2019

Profezie druidiche, mantra e formule magiche per un rituale, quello di Elio Varuna, che si svolgerà al museo MACRO di Roma, il 24 ottobre 2019 alle ore 18. Con la cura di Julie Kogler e Giorgio Calcara

Elio Varuna
Elio Varuna

Elio Varuna, classe 1975, non è soltanto uno dei più interessanti artisti neo-pop in Italia. Non è soltanto il “papà” di Tuty, quella famosa creaturina rossa metafora di Dio e dell’Arte. Elio, infatti, è anche amante e amatore della poesia ermetica. E parte della sua produzione è stata anche pubblicata su riviste letterarie specialistiche.

Elio si mette così a nudo, scoprendo la parte più intima di sé. E presenta il suo ultimo progetto, sperimentale, che fonde poesia, arte, musica. L’Arcaico raggio è un rituale alchemico in cui Varuna legge per la prima volta in assoluto le sue poesie scritte negli anni Novanta. Un’esperienza trasformativa che passa attraverso l’evocazione dei quattro elementi e dell’Etere.

Profezie druidiche, mantra e formule magiche per un rituale che si svolgerà al museo MACRO di Roma, il 24 ottobre 2019 alle ore 18, con la cura di Julie Kogler e Giorgio Calcara. Ad accompagnarlo sul palco ci saranno il percussionista indiano Rashmi Bhatt, Vincenzo Zitello all’arpa bardica e il sound designer Massimiliano Cocciolo. Per l’occasione verrà presentato anche il “libro d’artista” in tiratura limitata che contiene un’antologia di poesie di Varuna e 21 suoi disegni recenti sul tema dell’alchimia. L’ingresso è libero.

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Cos’è “l’arcaico raggio”?

L’arcaico raggio” è il terzo ciclo della mia vita.Sento di averne conclusi già due, di ventuno anni ciascuno, in cui sono state importantissime – nella mia esistenza umana così come nella mia presenza nel mondo dell’Arte – la musica e l’immagine. Ho indagato molto in questi ambiti, con la mia personalissima “visione”, e questa ricerca mi ha portato in una ulteriore dimensione, la parola. Parola intesa come nelle grandi tradizioni arcaiche e iniziatiche: il soffio vitale che da origine ad ogni cosa.

Quando e, soprattutto, come nasce questa passione per le poesie?

Nel 1997, in coincidenza con i miei primi dipinti, cominciai a scrivere poesie. Erano perlopiù brevi componimenti di carattere ermetico che si sviluppavano come formule magiche, chiavi d’accesso a compendio di quei dipinti che rappresentavano simbolicamente i temi magici dell’Ars Regia, l’alchimia. Ne usciva una forza trasformativa e ambivalente, qualora l’immagine veniva spiegata dallo scritto, o quando il testo veniva sigillato in un simbolo dipinto. La mia attività proseguì intensamente per cinque anni, poi s’inabissò in un lungo silenzio, raramente interrotto da scritti ancora più misteriosi che segnavano particolari miei stati d’animo del momento.

Questo bisogno di poesia nasceva soprattutto nei momenti di dolore o di felicità?

Questo intimo bisogno di trasferire un’elaborazione emotiva su carta credo nascesse innanzitutto da uno stato di metamorfosi interiore. Queste metamorfosi segnano l’Anima, e molto spesso rappresentano anche dolorose prove fisiche. La natura ci sottopone a questi straordinari e difficili passaggi della materia: venire al mondo, il conseguente adattamento alla vita, e al suo definitivo abbandono. Ovviamente è diritto di ciascuno ricercare la propria cifra di felicità nell’esistenza. Una sublimazione filosofica del piacere e del compiacersi. O quella che gli alchimisti chiamano “notte saturnina”, un passaggio corporeo e metafisico in una dimensione ulteriore, un risvegliarsi dal torpore dell’Anima con una nuova percezione del Tutto.

Quali sono i “quattro elementi” della tua vita?

Ritengo che questi elementi siano in qualche modo associabili ai sensi. Così come esiste una percezione extrasensoriale, c’è un elemento eterico che raccorda cosmicamente la materia percettibile e quella impercettibile.Ogni forma d’arte in grado di suscitare un’emozione percepibile e attiva, ravvivante, è un innesco trasformativo, un varco per la fucina alchemica della nostra vita.

Prossimi progetti?

Come dicevo, “L’arcaico raggio” è il terzo dischiudimento del mio percorso, che ha l’ambizione della quadratura del cerchio. Quelle poesie degli anni ’90 sono state per più di vent’anni in un cassetto. Il mio progetto attuale è quello di portare, per la prima volta in assoluto, questi componimenti poetici sul palco e leggerli ad un uditorio che non vuole soltanto ascoltare poesia, bensì prendere parte attiva ad un rituale alchemico.Per realizzarlo ho la fortuna di condividere questa inedita esperienza con tre amici e professionisti eccezionali che mi vanto di conoscere da decenni: l’arte bardica di Vincenzo Zitello, che considero come uno dei migliori arpisti del mondo, Massimiliano Cocciolo che ha creato nove stanze sonore in cui verranno ambientate le poesie, e al Maestro Rashmi Bhatt alle percussioni indiane.

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