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Addio Salone Margherita, il teatro del Bagaglino chiude i battenti

Lo storico teatro Salone Margherita chiude i battenti. I riflettori sul “bagaglino” di via Due Macelli si sono spenti lo scorso 30 settembre. Due le ragioni: la crisi a causa del coronavirus e le pressioni della Banca d’Italia…

Lo storico teatro Salone Margherita chiude i battenti. I riflettori sul “bagaglino” di via Due Macelli si sono spenti lo scorso 30 settembre. Due le ragioni: la crisi a causa del coronavirus e le pressioni della Banca d’Italia, proprietaria dell’immobile, che chiedeva indietro lo stabile. La società Cinema teatrale Marino & C., fondata nel 1920 dei fratelli Marino e società di gestione del Salone Margherita, ha così riconsegnato le chiavi del teatro.

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La dichiarazione di Nevio Schiavone, patron del Salone

“Non è più possibile continuare – dichiara Nevio Schiavone, patron del Salone e titolare della società – Alla continua pressione da parte dell’Istituto di via Nazionale che da 2 anni preme per riavere il teatro allo scopo di venderlo e quindi non ci ha concesso il rinnovo del contratto d’affitto, si è aggiunta la pandemia”. “Lasciamo consapevoli ed orgogliosi di aver dato nuova linfa vitale al Salone e nella consapevolezza che comunque Bankitalia manuterrà il teatro come un gioiello e lo farà vivere concedendolo alle produzioni con contratti transitori, in attesa di un acquirente che non si è ancora mai palesato in oltre 10 anni. Anzi ci candidiamo per continuare ad offrire ogni anno al nostro pubblico gli spettacoli del maestro Pier Francesco Pingitore”.

La proposta di Pier Francesco Pingitore

“Sto lavorando sul nuovo spettacolo – ha dichiarato Pier Francesco Pingitore – convinto come Nevio Schiavone che quando usciremo da questa brutta avventura del covid, presumibilmente nella primavera 2021, potremo tornare a calcare il palcoscenico del Salone. Il solo pensare che il “Margherita” possa non riaprire i battenti mi sembra inconcepibile. Sarebbe un’offesa grave alla cultura, allo spettacolo, alla sensibilità degli spettatori. Un’istituzione come la Banca d’Italia non può, e certamente non vorrà, chiudere in faccia al pubblico le porte di un luogo così caro ed amato”.

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