Il dipinto del 1893 – Il diario di Munch rivela la genesi dell’Urlo
L’urlo (1893), il cui titolo originale è Skrik, include una serie di famosi dipinti del norvegese Edvard Munch. Il pittore ne racconta la genesi sul suo diario…

L’urlo (1893), il cui titolo originale è Skrik, include una serie di famosi dipinti che il pittore norvegese Edvard Munch produsse. L’ansia, sempre suo, gli è molto rassomigliante.
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“Una sera camminavo lungo un viottolo in collina nei pressi di Kristiania con due compagni”
In una pagina di diario, lo stesso Munch racconta le circostanze che lo hanno portato alla realizzazione de L’urlo e lo definisce prettamente autobiografico:
«Una sera camminavo lungo un viottolo in collina nei pressi di Kristiania con due compagni. Era il periodo in cui la vita aveva ridotto a brandelli la mia anima. Il sole calava – si era immerso fiammeggiando sotto l’orizzonte. Sembrava una spada infuocata di sangue che tagliasse la volta celeste. Il cielo era di sangue – sezionato in strisce di fuoco – le pareti rocciose infondevano un blu profondo al fiordo – scolorandolo in azzurro freddo, giallo e rosso – Esplodeva il rosso sanguinante – lungo il sentiero e il corrimano – mentre i miei amici assumevano un pallore luminescente – ho avvertito un grande urlo ho udito, realmente, un grande urlo – i colori della natura – mandavano in pezzi le sue linee – le linee e i colori risuonavano vibrando – queste oscillazioni della vita non solo costringevano i miei occhi a oscillare ma imprimevano altrettante oscillazioni alle orecchie – perché io realmente ho udito quell’urlo – e poi ho dipinto il quadro L’urlo.»
“Sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura”
Sulla cornice della versione del 1895, poi, Munch avrebbe rielaborato e appuntato questo ricordo rendendolo un poema:
«Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all’improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto a una palizzata. Sul fiordo nero-azzurro e sulla città c’erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura… E sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura.»
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.