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Storia della letteratura latina (4) – L’età augustea: Publio Virgilio Marone e i suoi capolavori

Con Ottaviano inizia una nuova epoca nella storia e nella letteratura latina: l’età Augustea, che vedrà protagonisti alcuni dei massimi autori della letteratura latina: Virgilio, Orazio, Ovidio e Livio

Le guerre civili tra Antonio e Ottaviano si concludono ad Azio nel 31 a.C., quando Ottaviano sconfigge la flotta di Antonio e Cleopatra. Ora l’impero è nelle mani di un uomo solo: il giovane Ottaviano. Tornato in patria, avrà il difficile compito di dare veste legale e giuridica a un potere personale immenso. Nel nome della restaurazione repubblicana, Ottaviano, che nel 27 riceve il titolo di Augustus, avvia un accorto processo di trasformazione istituzionale che segna il passaggio definitivo dalla repubblica ad una nuova era: l’impero.

Anche per la letteratura inizia una nuova brillante fase, che vedrà protagonisti alcuni dei massimi autori della letteratura latina: Virgilio, Orazio, Ovidio, Livio. In uno scenario politico completamente cambiato, i poeti diventano sempre più legati alla persona di Augusto e al suo entourage, all’ideologia e ai valori dell’età augustea. Primo tra tutti, Virgilio.

“Or se’ tu quel Virgilio e quella fonte/ che spandi di parlar sì largo fiume?”, chiede stupefatto Dante, quando nella selva oscura incontra il suo amato poeta Virgilio, “lo mio maestro e ‘l mio autore”, che lo accompagnerà nel suo viaggio ultraterreno nell’Inferno e nel Purgatorio. Segno di una fama imperitura, per la quale ancora oggi, noi come Dante, leggiamo ammirati le sue pagine indelebili.

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Virgilio, le Bucoliche e le Georgiche

Nato in un villaggio presso Mantova intorno al 70 a.C., Virgilio esordì con le Bucoliche, dieci componimenti (ecloghe) in esametri ispirati alla poesia bucolica del poeta greco di età ellenistica Teocrito. In una placida ambientazione rustica si muovono umili pastori, che dialogano tra loro, si sfidano in gare poetiche di canti raffinati o lamentano amori non corrisposti. La natura non è solo uno scenario: è viva, animata, e partecipe alle vicissitudini dei personaggi. “Perfino i pini, Titiro, persino le fonti e le piante ti invocavano…”

La pubblicazione delle Bucoliche gli valse l’attenzione di Mecenate, consigliere di Augusto, che aveva raccolto attorno a sé una folta cerchia di intellettuali. Di ritorno dalla campagna in Oriente Ottaviano si fermò ad Atella, in Campania, dove ascoltò dalla voce di Virgilio le Georgiche, poema didascalico in quattro libri sulla vita agreste. La vita dell’agricoltore, estranea alla guerra, laboriosa, pudica, rispettosa degli dèi diventa un modello morale. Il legame con l’ambiente augusteo emerge nella dedica ad Ottaviano e a Mecenate nel primo libro e nell’esaltazione di elementi della propaganda augustea come l’elogio dell’Italia e delle sue antiche popolazioni.

Il capolavoro di Virgilio: l’Eneide

Capolavoro indiscusso di Virgilio è certamente l’Eneide, poema epico in esametri che ha per oggetto il mito dell’eroe troiano Enea. Per volere del Fato giungerà sulle coste del Lazio, dove suo figlio Iulio Ascanio sarà destinato a fondare la città di Alba Longa e la gens Iulia, da cui poi discenderà Romolo, fondatore di Roma, Giulio Cesare e suo figlio adottivo Ottaviano Augusto.

“Sarà lui a fondare quella Roma famosa che estenderà il suo impero su tutta la terra…” dice Anchise, preannunciando ad Enea i suoi discendenti Romolo e Augusto “Questo è l’uomo promessoti da sempre, da tanto tempo: Cesare Augusto divino. Egli riporterà ancora una volta nel Lazio l’età dell’oro…”. Così Virgilio realizza il suo proposito di glorificare Augusto e le sue imprese: facendo risalire la sua stirpe ad Enea, anzi, addirittura agli dèi, in quanto Enea è figlio della dea Venere e del mortale Anchise.

“Canto le armi, canto l’uomo che primo da Troia venne in Italia…”

Il modello letterario di Virgilio non poteva che essere Omero. I primi sei libri, che raccontano i viaggi di Enea da Cartagine fino alla foce del Tevere (e, sottoforma di flashback, il viaggio da Troia a Cartagine), sono ispirati all’Odissea. Con la differenza che il viaggio di Odisseo è un ritorno nella sua patria, il viaggio di Enea è diretto verso una terra ignota. I secondi sei libri (dal settimo al dodicesimo), che narrano i vari episodi della guerra di Enea contro i Latini, sono ispirati all’Iliade. Tuttavia la guerra di Enea non è di distruzione come la guerra di Troia, ma di fondazione di una nuova città.

“Sono il pio Enea, famoso fino alle stelle…”

Malgrado le forti connessioni con i poemi omerici, Virgilio ci propone un tipo di eroe molto diverso dal bellicoso Achille o dall’astuto Odisseo. Enea è pius, rispettoso e devoto verso la famiglia, gli uomini, la patria e gli dèi. Come dimenticare la scena in cui Enea fugge da Troia portando in braccio il suo anziano padre e i Penati? “Caro padre, su, adattati sulle spalle già pronte a sorreggerti…” O quando, dopo aver ucciso il giovane Lauso, gli concede di conservare le armi, il più grande onore concesso ad un guerriero? “Che cosa (…) il pio Enea ti darà, degno di tale cuore?…” O quando Enea decide di abbandonare l’infelice Didone per portare a termine la missione affidata dal Fato? “Io non vado in Italia di mia volontà…” Oppure infine quando Enea ha un momento di esitazione e di commozione di fronte alla supplica di Turno, da lui ferito, di restituirlo vivo o morto a suo padre? “E quasi le preghiere riuscivano a commuoverlo, già dubitava…”

Si dice che in punto di morte abbia chiesto ai suoi amici di bruciare il manoscritto inedito dell’Eneide, non ancora ultimato

Virgilio si spense a Brindisi nel 19 a.C. Si dice che in punto di morte abbia chiesto ai suoi amici di bruciare il manoscritto inedito dell’Eneide, non ancora ultimato. Non fu ascoltato: l’Eneide sarà pubblicata postuma per volere di Augusto. Un poema grandioso, che sarà letto, studiato e ammirato per secoli. Pagine forse incompiute, ma emozionanti ed eterne, che hanno reso Virgilio uno dei massimi poeti della letteratura latina.

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