“City Trips”, la memoria e il ricordo della città secondo Roberto Stephenson
Apre oggi, presso lo Studio Compagnucci di Roma, la mostra fotografica “City trips / La Rotonda e dintorni” di Roberto Stephenson, frutto della sua lunga ricerca che ha come punto di partenza il desiderio di indagare su temi come la memoria e il ricordo della città

Apre oggi, presso lo Studio Compagnucci di Roma, la mostra fotografica “City trips / La Rotonda e dintorni” di Roberto Stephenson, a cura di Francesca Perti, in cui affronta temi come la memoria e il ricordo della città.
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Le opere in mostra
La serie di fotografie City Trips è l’esito della lunga e intensa ricerca di Stephenson che ha come punto di partenza il desiderio di indagare su temi come la memoria e il ricordo della città. Indagine che viene portata avanti attraverso un uso innovativo della fotografia, dove sovrapposizioni, trasparenze e disposizione casuale dei frammenti, danno vita ad immagini multiple, ad un alleggerimento del caos dove la realtà ancora una volta sembra realtà pur non essendolo.
“Roberto Stephenson, artista italo-haitiano, racchiude in sé molteplici anime, quella dell’esploratore, del viaggiatore e quella del poeta – spiega Francesca Perti nel suo testo critico – Per Stephenson c’è una realtà nascosta che si rivela attraverso la macchina fotografica, una realtà poetica della scena. L’occhio dell’artista entra nella scena non visto, quasi invisibile, ed è proprio allora che il palcoscenico del reale, come lo definisce Stephenson, si offre senza censure e si svela“.
Il lavoro di Stephenson combina insieme due termini limite: sensibilità di superficie e immersione nel profondo: c’è il piacere del colore e la spontaneità delle libere associazioni; lo spettatore, assorbito all’interno del centro gravitazionale dell’artista, viene sopraffatto dall’affiorare di una folla di ricordi.Stephenson compone e scompone, aggiunge e sottrae a suo piacimento dall’immagine iniziale, il suo sguardo nomade non si stanca mai di vedere, la sua vista eccellente riesce a penetrare sotto il velo dell’apparenza cercando di restituire “al mondo la poesia che gli appartiene”.
“Le città di Stephenson moltiplicano i punti di vista in una serie di immagini successive e sovrapposte, concatenate tra loro, che uniscono lo spazio all’oggetto rappresentato – conclude Francesca Perti – Sembrano enormi cattedrali evanescenti che ci procurano al contempo fremiti di piacere e lontananza, e a noi non resta che farci inorbitare dentro al vortice.”
Chi è Roberto Stephenson
Roberto Stephenson è nato a Roma. Autodidatta, si specializza in fotografia di architettura, inizia la professione nel 1988 e apre il suo primo studio nel 1990. In quegli anni collabora con importanti studi di architettura e riviste di settore ed espone, fra le altre, sotto la direzione artistica di Achille Bonito Oliva, al Palazzo delle Esposizioni di Roma.
Dopo New-York, Ahmedabad e Londra, si stabilisce nel 2000 in Haiti, paese natale di suo padre. In quegli anni espone anche due volte alla Biennale di fotografia di Bamako, alla Biennale d’Arte della Havane, alla Triennale di Milano e pubblica quattro libri di fotografia. Nel 2012 il Museo delle Culture di Lugano in Svizzera, gli dedica una personale importante con un catalogo edito da Giunti. Le sue opere sono pubblicate su libri di arte e fotografia in America Latina. Vive a Roma dal 2021.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.