“Bambino bruciato”, la recensione del libro di Stig Dagerman
Last Updated on 04/09/2023
Apparso in patria nel 1948, pubblicato in Italia per la prima volta nel 1994 da Iperborea, “Bambino bruciato” dello scrittore svedese Stig Dagerman, con la postfazione di Goffredo Fofi, ha raggiunto nel nostro Paese nel 2019 il traguardo della 5° edizione

Apparso in patria nel 1948, pubblicato in Italia per la prima volta nel 1994 da Iperborea, “Bambino bruciato” dello scrittore svedese Stig Dagerman, con la postfazione di Goffredo Fofi, ha raggiunto nel nostro Paese nel 2019 il traguardo della 5° edizione.
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La trama del libro
«Non è vero che un bambino che si è bruciato sta lontano dal fuoco. È attirato dal fuoco come una falena dalla luce. Sa che se si avvicina si brucerà di nuovo. E ciononostante si avvicina.»
Già nell’epigrafe del suo romanzo più autobiografico, Dagerman rivela che non vi è scampo per chi, come lui, è incapace di venire a patti con la vita, con i suoi limiti, i suoi compromessi, la sua inevitabile mediocrità. Assetato di intensità, ribelle a ogni ipocrisia, malato di assoluto, non può che continuare a bruciarsi al fuoco della verità e della passione, fino ad arrivare a non poter più perdonare a se stesso la «vergogna di vivere».
Nel ventenne Bengt il venticinquenne Dagerman proietta l’immagine delle proprie contraddizioni e delle proprie angosce, quelle di un adolescente dalla sensibilità esasperata, in lotta coi fantasmi della sua solitudine. Nel vuoto lasciato dalla morte della madre, nell’amore-odio nei confronti del padre, nell’attrazione e poi ambigua passione per la futura matrigna, nel tentativo di suicidio e nella rivolta contro la «flaccida felicità» di vite meschine, non si può non riconoscere il riflesso appena distorto di una sofferta confessione.
La storia di un impietoso smascheramento
Il romanzo è in fondo la storia di un impietoso smascheramento, ma scavando nelle lacerazioni dei suoi personaggi, sezionando ogni impulso, ogni sentimento, la spaventosa lucidità di Dagerman ci tende una rete, costringendoci a scoprire che «i nostri pensieri mentono» e a seguirlo in quei recessi oscuri dove nascondiamo quel che non osiamo confessare a noi stessi.
Sullo sfondo di strade innevate, di isole che danno l’illusione della felicità, sul mare verde o coperto dai ghiacci dell’arcipelago, le immagini si caricano di simboli, mentre la narrazione procede per frasi brevissime, come se le parole opponessero resistenza e avanzassero brancolando verso l’accettazione di quella verità che brucia «come l’eruzione di un vulcano».
Chi è Stig Dagerman
Anarchico lucido e appassionato incapace di accontentarsi di verità ricevute, militante sempre in difesa degli umiliati, degli offesi e dell’inviolabilità dell’individuo, Dagerman appartiene alla famiglia dei Kafka e dei Camus e resta nella letteratura svedese una figura culto che non si smette mai di rileggere e riscoprire. Segnato da una drammatica infanzia, intraprende molto giovane una folgorante carriera letteraria bruscamente interrotta dalla tragica morte, lasciando quattro romanzi, quattro drammi, poesie, racconti e articoli che continuano a essere tradotti e ristampati. Iperborea ha pubblicato Il nostro bisogno di consolazione, Il viaggiatore, Bambino bruciato, I giochi della notte, Perché i bambini devono ubbidire?, La politica dell’impossibile, Autunno tedesco e Il serpente.
Scheda del libro
Titolo: Bambino bruciato
Autore: Stig Dagerman
Editore: Iperborea
Anno edizione: 2019
Pagine: 320 p.
ISBN: 9788870910452
Prezzo: € 17,50
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Classe 1977, consulente di comunicazione. Vivo fra Roma e l’Umbria. Prima e dopo la laurea sono passato per varie reincarnazioni: sarto, guerrilla marketer, responsabile ufficio stampa nel settore del trasporto aereo, ghost writer. Mi occupo dello sviluppo di progetti editoriali e organizzo festival letterari. Leggo libri, da scrittore sospeso ne scrivo recensioni.