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Jacovitti, 100 anni di uno dei più grandi fumettisti italiani. L’intervista ad Edgardo Colabelli

Nato nel 1923 il grande Jac ha attraversato i decenni con la sua ironia e il suo tratto geniale. Per festeggiare questo grande talento del fumetto e rendergli il giusto omaggio, abbiamo incontrato Edgardo Colabelli, amico e appassionato fan di Jacovitti

Il 9 marzo 2023 si sono celebrati i 100 anni dalla nascita di Benito Jacovitti, autentica leggenda del fumetto italiano. Nato nel 1923 il grande Jac ha attraversato i decenni con la sua ironia e il suo tratto geniale. Per festeggiare questo grande talento del fumetto e rendergli il giusto omaggio siamo andati ad incontrare Edgardo Colabelli, amico e appassionato fan di Jacovitti.

63 anni, romano, Edgardo ha iniziato a leggere e collezionare Jacovitti all’età di otto anni. Nel 1993 ha deciso di fondare lo Jacovitti Club (con Jacovitti come presidente n.d.r.) e nel 2008 la Casa Museo Benito Jacovitti. Nel 1997 ha scritto il suo primo libro dal titolo “Il Salgarone” ed ora, nel centenario della nascita del grande Jac, un secondo volume intitolato “100 anni con Jacovitti”.

Come si è appassionato ai fumetti di Jacovitti e cosa l’ha spinta a fondare un fan club, se non ricordo male il primo in Italia per un fumettista italiano, dedicato proprio alla sua arte?

Come dico nel mio ultimo libro (“100 anni con Jacovitti” n.d.r.) ero un grande lettore di fumetti da bambino, naturalmente Topolino e i vari Bianconi ovvero Braccio di Ferro, Geppo, Soldino, etc. Nel 1968, uscendo da scuola con la mia mamma, mi sono recato in edicola per acquistare il nuovo numero di Topolino. La mia attenzione fu subito catturata da “Il Corriere dei Piccoli” che in copertina aveva Zorry Kid, ovvero la parodia del mio personaggio televisivo preferito nella “TV dei Ragazzi” (fascia del palinsesto televisivo italiano che da metà degli anni ’50 in poi è dedicata a bambini e adolescenti n.d.r.). Naturalmente, leggendolo, sono rimasto estasiato e colpito dalla grave malattia di “Jacovittite acuta”  (sorride n.d.r.)

Quest’anno si celebrano i cento anni di Benito Jacovitti. Vuole raccontarci la genesi del suo libro “100 anni con Jacovitti”?

La gestazione del libro è stata lunga e accurata, volevo fare un libro diverso dove, oltre a confermare le doti artistiche del grande Jac, venisse fuori che grandissimo uomo fosse stato, di una umanità unica e di una generosità immensa.

Secondo lei cosa rende Jacovitti una leggenda del fumetto italiano?

Sicuramente la Sua genialità e unicità di realizzazione. Una specie di miscela tra Leonardo da Vinci, per le trovate grafiche e di trama, e Michelangelo per la composizione delle sue illustrazioni degne della Cappella Sistina. Era l’unico al mondo che faceva tutto da solo! Lavorava senza testo e sceneggiatura ma soprattutto senza matite, andando direttamente a penna sulle tavole. Insomma il Genio della nona arte!

Tra le mille storie e disegni realizzati da Jacovitti con cosa suggerisce di iniziare a chi si avvicina per la prima volta alle storie di Jac?

Jac ha un’altra peculiarità ovvero ogni Suo lettore ama soprattutto il periodo in cui lo ha scoperto.
Quindi per gli ottantenni il “Vittorioso”, i settantenni “Il Giorno dei Ragazzi”, i sessantenni “Il Corriere dei Piccoli” e i quarantenni “Il Giornalino”. Ma un po’ tutti lo amano per il Diario Vitt, compagno di vita per un lungo periodo. Per me Zorry Kid è il massimo, ma naturalmente amo alla pazzia Cocco Bill. Anche le magnifiche storie del “Vittorioso” sono memorabili, insomma dove si inizia va sempre bene!

Vuole raccontarci il suo più bel ricordo legato alla persona di Benito Jacovitti e uno, invece, legato ad uno dei suoi tanti divertenti fumetti?

Il più bel ricordo è quando venne ad Expocartoon allo stand dello Jacovitti Club, oltre al fatto che la prima volta l’assalto dei fans ci distrusse lo stand. Un altro bellissimo ricordo è legato alla seconda volta che Jac ci omaggiò della sua presenza nel nostro stand (più “robusto” e vigilato del primo) e lì incontrò una ragazzina di sedici anni che voleva fare la fumettista. La ragazza, purtroppo, aveva dalla nascita una mano non formata e senza le dita. Jacovitti, dopo averla consigliata ed invitata a casa sua (dove la incontrò altre volte), nel salutarla le fece il baciamano proprio sulla mano non formata.

Per quanto riguarda i fumetti, il mio orgoglio, è quello di essere riuscito a convincere Sergio Bonelli a fare un albo di Cocco Bill. Con questo fumetto Jacovitti ci regalò la storia più lunga del suo eroe preferito con un testo ricco di comicità e trovate grafiche. L’albo ottenne un grande successo anche sotto l’aspetto delle vendite.

Il più grande pregio e il più grande difetto di Jacovitti?

Aveva tantissimi pregi, ma la sua generosità superava tutti gli altri. Il suo unico difetto era la poca diplomazia. Infatti non faceva sconti a nessuno e diceva sempre quello che pensava anche se poteva costargli caro. Lui era un vero spirito libero e niente o nessuno poteva ingabbiarlo.

Un insegnamento che le ha lasciato direttamente Jacovitti o che viene dalle sue storie a fumetti e che vorrebbe condividere con i lettori di Uozzart.com?

Che nella vita bisogna essere sé stessi e fare valere le proprie ragioni anche se questo può provocare dei danni. Un’altra cosa che ho imparato da Jacovitti è che chi è in buona fede risulta sempre vincente.

La libertà di sperimentare e di dire quello che si vuole, con ironia e sarcasmo, è sicuramente una costante nella vita e nelle opere di Jac. Al giorno d’oggi, ci sono altri fumettisti che, a suo parere, portano avanti questo messaggio di libertà creativa e di espressione?

Purtroppo pochi hanno il coraggio delle proprie idee e tutti seguono il politicamente corretto.
Forse con la speranza del successo e del guadagno, alcuni vignettisti tipo Giannelli o Forattini, riescono ad esprimere il loro pensiero. Sempre ammesso che nessuno operi la odiata censura, presenza costante nella nostra Italia.

Secondo lei perché, per un giovane, potrebbe essere interessante avvicinarsi al magico e fantasioso mondo a fumetti di Jacovitti?

Perché le sue storie sono senza età! Hanno le fondamenta nel disegno bello, accurato e in un testo sempre piacevole e divertente. Insomma, anche le storie degli anni ’40 sono godibilissime nel 2023.

Per chiudere, se avesse in mano la lampada di Aladino quali desideri esprimerebbe?

Quello che mi ha fatto finanziare e scrivere il libro “100 anni con Jacovitti”: fare conoscere l’uomo Jacovitti. Un desiderio potrebbe essere la realizzazione di una fiction TV o cinematografica che possa far conoscere ad un vasto pubblico la vita di questo immenso artista.

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