“No diamonds in the sky”, i cieli di Davide Mancini Zanchi al Pastificio Cerere
Dal 17 maggio al 21 luglio 2023, presso la Fondazione Pastificio Cerere di Roma, la prima personale a Roma di Davide Mancini Zanchi No diamonds in the sky. Si tratta di un’installazione site specific pensata per lo spazio del Silos, ispirata al suo ciclo più iconico, quello dei Cieli

Dal 17 maggio 2023 al 21 luglio 2023, presso la Fondazione Pastificio Cerere di Roma, la prima personale a Roma di Davide Mancini Zanchi No diamonds in the sky, con vernissage dalle 18 alle 21. L’esposizione, a cura di Marcello Smarrelli e con un testo di Saverio Verini, il cui titolo fa riferimento alla canzone dei Beatles Lucy in the Sky with Diamonds, è un’installazione site specific pensata per lo spazio del Silos, ispirata al suo ciclo più iconico, quello dei Cieli.
Le opere in mostra
Mancini Zanchi ha realizzato tantissimi cieli disseminati di luminose stelle bianche, un riferimento diretto alle volte affrescate di chiese ed edifici sacri presenti in tutta Italia e caratteristici dell’arte medievale. I cieli di Mancini Zanchi non sono realizzati attraverso un gesto tradizionalmente pittorico, ma contemplano un elemento importante per la sua pratica artistica: l’azione. Le stelle, infatti, sono il risultato di un gioco tanto irriverente quanto faticoso, una performance svolta in modo assolutamente privato, masticando la carta e sputandola – letteralmente – sulla superficie monocroma attraverso l’uso di una penna Bic trasformata in cerbottana.
I cieli di Davide Mancini Zanchi
Un cielo stellato tragico – se si pensa alla fatica fisica per realizzarlo – e insieme sognante – se ricondotto all’atteggiamento ludico – con l’evidente dualismo che caratterizza la sua poetica, carico del peso storico e ancestrale che sempre accompagna questa particolare iconografia. La ripetizione meccanica e stressante di un gioco tra studenti crea un “mondo”: in questo inedito legame tra stelle e saliva, tra l’energia dell’azione e la serenità che evoca l’esito finale, va forse cercata la ragione per cui i cieli di Mancini Zanchi risultano privi di ogni retorica.
Pittura e scultura in chiave concettuale e ironica
Davide Mancini Zanchi utilizza pittura, scultura, installazione e performance in chiave concettuale e ironica, la sua poetica si contraddistingue per la produzione di oggetti e scenari dove i media artistici tradizionali si scambiano ruoli e funzioni mescolati con elementi comuni tratti dalla vita quotidiana. L’esperienza performativa, l’approccio irriverente e allo stesso tempo attentamente studiato, l’uso di materiali eterogenei, la pluralità dei riferimenti culturali, mettono in atto un processo di decontestualizzazione della realtà che crea scenari spiazzanti e di grande impatto.
Chi è Davide Mancini Zanchi
Davide Mancini Zanchi (Urbino, 1986) vive e lavora ad Acqualagna (PU), un paesino tra il mare Adriatico e le montagne degli Appennini. Dopo aver frequentato l’Accademia delle Belle Arti di Urbino, nel 2014 è ospite in residenza alla DENA Foundation for Contemporary art, nella sede di Parigi, e nel 2018, presso BoCs Art – Residenze Artistiche a Cosenza.
Il suo lavoro è stato esposto in spazi pubblici e privati in Italia e all’estero. Tra le mostre personali si ricordano Mira il mare mà lè (Fondazione Pescheria, 2021). Toys are us (A+B gallery, Brescia, 2019); Da che mani vidi Zan Cin (Otto Gallery, Bologna, 2019). La Conquista dello Spazio (Galleria Nazionale delle Marche, Urbino, 2016). Tra le collettive più recenti, Meccaniche della meraviglia (Chiesa di San Giacomo al Mella, Brescia, 2019). Vie di fuga (Societé Interludio, Torino, 2018). Chi utopia mangia le mele (Ex dogana merci, Verona, 2018).
Nel corso degli anni, la sua ricerca ha ricevuto numerosi riconoscimenti: Premio Centro Arti Visive Pescheria (2011), Premio Lissone (2014) e Premio Treviglio (2016); è stato inoltre finalista del Talent Prize (2019) e del Club Gamec Prize (2018). Inoltre, nel 2020 ha vinto l’Italian Council con un progetto di residenza in Uruguay. Nel 2022 è uscito MONOCHROMO, curato da Gabriele Tosi, edito da Cura.Books dove viene delineato il suo percorso artistico.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.