La Pudicizia, la meraviglia di Antonio Corradini, allegoria della Sapienza
La Pudicizia fu realizzata nel 1752 dal veneto Antonio Corradini, scultore di fama europea già al servizio dell’imperatore Carlo VI a Vienna, chiamato dal principe di Sansevero come co-ideatore ed esecutore del progetto iconografico del suo tempio gentilizio

La Pudicizia fu realizzata nel 1752 dal veneto Antonio Corradini, scultore di fama europea già al servizio dell’imperatore Carlo VI a Vienna, chiamato dal principe di Sansevero come co-ideatore ed esecutore del progetto iconografico del suo tempio gentilizio (ma Corradini, come ricorda una lapide apposta da di Sangro perpendicolarmente al pilastro della Pudicizia, morì nello stesso 1752 “dum reliqua huius templi ornamenta meditabatur”). L’opera è tuttora conservata a Napoli.
Scopri le più grandi sculture di sempre su Uozzart.com
Analisi dell’opera
L’artista, che pure aveva scolpito altre figure velate, raggiunge qui un altissimo grado di perfezione nel modellare il velo posto sul corpo della donna con eleganza e naturalezza, come se il vapore esalato dal bruciaprofumi contribuisse a rendere umido e straordinariamente aderente alla pelle lo strato impalpabile, cinto da un serto di rose.
La donna coperta dal velo è interpretabile come allegoria della Sapienza
L’intento di celebrare Cecilia Gaetani non basta a spiegare il significato di questa statua. La donna coperta dal velo è interpretabile come allegoria della Sapienza, e il riferimento alla velata Iside, dea prediletta dalla scienza iniziatica, pare chiarissimo (senza contare che una lunga tradizione, purtroppo non riscontrabile, ritiene che la Pudicizia sia posta nel medesimo luogo in cui si ergeva la statua di Iside nella Neapolis greca).
Appassionato di arte, teatro, cinema, libri, spettacolo e cultura? Segui le nostre pagine Facebook, Twitter, Google News e iscriviti alla nostra newsletter
Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.