Il dipinto del 1470 – La storia della Madonna di Senigallia di Piero della Francesca
La Madonna di Senigallia è un dipinto realizzato tra il 1470 e il 1485 dal pittore Piero della Francesca e conservato nella Galleria Nazionale delle Marche. Il suo nome deriva proprio dalla collocazione più antica conosciuta, la chiesa di Santa Maria delle Grazie di Senigallia

La Madonna di Senigallia è un dipinto a olio su tavola di noce (61×53,5 cm), realizzato tra il 1470 e il 1485 dal pittore Piero della Francesca e conservato nella Galleria Nazionale delle Marche. Il suo nome deriva proprio dalla collocazione più antica conosciuta, la chiesa di Santa Maria delle Grazie di Senigallia.
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La genesi dell’opera
L’opera presenta numerose affinità con la Pala di Brera (databile al 1472 circa); per questo si pensa che le due tavole siano quasi contemporanee. La si commissionò in occasione del matrimonio di Giovanna, figlia di Federico, con Giovanni della Rovere, signore di Senigallia. La pala comunque non poteva trovarsi originariamente nella chiesa francescana senigalliese, perché la sua costruzione partì dopo il 1491.
Analisi del dipinto
La scena mostra una Madonna stante col Bambino tra due angeli, all’interno di un’abitazione, ma con un taglio davvero insolito, dati i protagonisti come mezze figure. Il Bambino, in atto di benedire, tiene in mano una rosa bianca, simbolo della purezza della Vergine. Al suo collo, invece, ha una collana di perle rosse con un corallo, un simbolo arcaico di protezione degli infanti. Gli angeli, dalle tenui vesti di colore grigio e rosa salmone, sono fedelmente ripresi dalla Pala di Brera.
Sullo sfondo si vede a destra un armadio a muro con mensole inquadrato da una cornice scolpita con una candelabra; a sinistra si apre, alla maniera fiamminga, un altro ambiente da dove proviene un doppio raggio di sole tramite una finestra aperta, rifrangendosi sulla parete ombrosa non prima di aver illuminato il pulviscolo atmosferico lungo la traiettoria.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.