Hammamet di Gianni Amelio con Pierfrancesco Favino, la recensione del film
Last Updated on 10/01/2020
È uscito ieri in sala Hammamet di Gianni Amelio, dove (un incredibile) Pierfrancesco Favino indossa i panni di Bettino Craxi nei suoi ultimi mesi di vita.

“Hammamet, alla fine del secolo scorso”. Ecco come inizia, dopo un breve prologo, il film Hammamet di Gianni Amelio su Bettino Craxi. Quasi subito a ricordarci che non si parla più di storia relativamente recente, ma di Storia con la S maiuscola, qualcosa che nel percorso della nostra nazione ha segnato un prima e un dopo. Nel cast un grande Pierfrancesco Favino. Distribuito da 01 Distribution.
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La trama del film
È il 1999 o giù di lì, e Bettino Craxi è da ormai 5 anni che vive nella villa di Hammamet, in una nazione amica in cui ancora tutti lo chiamano “Le President”. È ancora vispo e svelto nell’intelletto, ma ferito nell’orgoglio, frustrato dalle circostanze e debilitato dalla malattia. Con lui ci sono sua moglie, sua figlia, il nipotino e diversi uomini armati che gli fanno da guardie del corpo. Il film unisce fatti reali a fatti più o meno inventati, che il regista e sceneggiatore Amelio usa come espedienti narrativi. La storia è scandita dalle visite che il protagonista riceve: da quella del giovane Fausto, figlio di un compagno di partito di Craxi morto suicida dopo le indagini di Mani Pulite, a quella di un vecchio amico/rivale politico, fino a quella di una ex amante, interpretata da Claudia Gerini.

Craxi: la caduta del gigante
“Mio nonno comandava l’Italia”, dice il nipotino mentre in spiaggia, con i soldatini, gioca a ricostruire la crisi di Sigonella. Craxi è un gigante, ma ormai è ferito a morte. È caduto portando con sè un certo modo di fare politica (nel bene e nel male), ma sogna di tornare, a testa alta, in patria. Da qui il continuo richiamo a Garibaldi (nei quadri appesi in casa, nel nipote col cappello garibaldino, nella figlia Stefania che nel film diventa Anita): il grande uomo che lotta per la Nazione, che in “esilio” progetta il suo rientro e la futura battaglia. Ma il parallelo è solo nella sua testa: nessuno vuole che torni, neanche il figlio che ha intrapreso la sua stessa carriera o i vecchi amici, che aspettano e sognano che l’elettore dimentichi il suo volto. E in questa strana situazione i giudici che lo “perseguitano” sono l’ultimo legame con la vecchia casa e la vecchia vita, gli unici che ancora pronunciano il suo nome, ossessionati da lui e sua ossessione.
Il nostro commento
È una scelta coraggiosa quella di affrontare una figura così importante, controversa e recente come Craxi. Amelio è bravo a mantenere un equilibrio senza mai sbilanciarsi tra la condanna e l’assoluzione, raccontando principalmente l’uomo e la sua idea di polica. La regia è particolarmente ispirata, grazie anche al fatto che le location siano quelle originali, come la vera casa di Craxi, messa a disposizione dalla famiglia stessa. Ma l’intero film non avrebbe davvero senso di esistere se non fosse per l’incredibile interpretazione di Pierfrancesco Favino, trasformato nel corpo, nelle movenze e nella voce in maniera davvero impressionante, tanto da far dimenticare l’attore che si cela dietro il trucco.
Scheda del film
Regia: Gianni Amelio.
Cast: Pierfrancesco Favino, Livia Rossi, Luca Filippi, Silvia Cohen, Alberto Paradossi.
Genere: Biografico, Drammatico.
Paese: Italia.
Anno: 2020.
Durata: 126 minuti.
Distribuzione: 01 Distribution.
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Mio padre è Andrej Tarkovskij, mia madre è Sarah Connor. Onnivora di cinema, ho imparato a memoria IMDB. Vorrei vivere dentro “L’Eglise d’Auvers-sur-Oise” di Van Gogh, essere fotografata da Diane Arbus e scolpita da Canova. Vorrei che Hemingway scrivesse di me, che Hendrix mi dedicasse una canzone e che Renzo Piano mi intitolasse un grattacielo. Per quest’ultimo sono ancora in tempo.
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