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Mauro Molle: “Racconto la natura e i suoi paradossi”

I collage dell’artista romano Mauro Molle sono ricchi di contrasti, tra personaggi futuristici e dettagli classici, profili faunistici e contaminazioni pop…

I collage di Mauro Molle sono ipnotizzanti, criptici quanto basta, e ricchi di contrasti: da un lato la precisione e la proporzione, provenienti da un sapiente studio dell’anatomia umana, dall’altro la fusione “approssimativa” con soggetti terzi, prevalentemente animali. Da un lato, ancora, protagonisti che sembrano usciti da blockbuster americani del tipo fantasy e/o horror, dall’altro uno stile che rimanda, tra linee e colori, all’arte pop e alla grafica da fumetti. Ma, ancora, c’è il classicismo nelle mani che dipinge, e il postmoderno tra numeri e lettere.

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I collage fantasy e pop di Mauro Molle

Mauro Molle, romano, anno 1977, diplomato all’Accademia di Belle Arti e alla Scuola dell’Arte della Medaglia, dipinge sin da quando aveva 21 anni. Ed è già arrivato ad esporre non solo in Italia, ma anche a Londra, Atene, Dubai e Berlino. Nel frattempo ha approfondito la materia dell’incisione calcografica collaborando con una famosa Stamperia di Roma.

Oggi Mauro ha da poco concluso una personale molto importante a Roma, e sta cercando di renderla itinerante. Nel frattempo prosegue con le sue “Little Stories”, che da circa 2 anni lo accompagnano e gli consentono di esprimersi al meglio. Ma, a brevissimo, parteciperà anche a due collettive molto interessanti, fra cui una dedicata ai 30 anni dalla scomparsa di Keith Haring.

Gli abbiamo posto cinque domande, per scoprire come nasce il suo istinto artistico. E per cercare di capire come funziona la sua arte, l'”essenza della sua anima”.

Cosa è l’arte per te?

E’ la parola più importante della mia vita, mi accompagna a suo modo in qualsiasi cosa faccio. Ovviamente non è soltanto una parola, ma è l’essenza dell’anima di una persona che fa arte, che vive, soffre e gioisce di questa magia.

Qual è stato, nonché come e quando, il tuo primo approccio, seppur primordiale, con l’arte?

Ero veramente piccolo, disegnavo moltissimo , mia nonna aveva un pesce fatto a pastelli colorati incorniciato in cucina di quando avevo circa 5 anni. Poi il vero approccio, quello con gli “addetti ai lavori”, è stato nel 1998.

Raccontami il processo attraverso il quale sviluppi una tua idea e la rendi “opera d’arte”.

E’ molto più lunga questa fase, “sviluppare l’idea”, che quella del riportare il tutto su tela o su carta. Non c’è una vera o propria regola in effetti, a volte rimango folgorato da un soggetto, a volte viene da sola, magari mentre scarabocchio su un foglio. Però sempre cerco di creare una serie, un ciclo. Mi da l’opportunità di approfondire quell’idea, fino alla sua più ampia lettura.

Quale messaggio vorresti trasmettere a chi ti guarda?

Spesso mi rapporto con la figura umana, con quello che può e non può trasmettere. Anche gli animali, negli ultimi anni, sono stati al centro di una ricerca interessante. Cerco, in particolar modo con gli ultimi cicli, di affrontare i paradossi della vita, raccontare la nostra natura, cerco di creare dubbi e formulare domande che spesso sembrano non avere risposta. Ma ogni particolare, ogni pennellata, osservando meglio, può darti la risposta che cerchi.

Tre opere (tue) a cui sei più affezionato e perché.

Difficile ma cercherò di farcela: ne ho tante da citare per la propria storia e l’affetto che ho nei loro confronti. Ognuna per i suoi motivi.

La rosa – Sono particolarmente affezionato a questo mio quadro, che risale alla fine degli anni Novanta, per due motivi. Per prima cosa è stato uno dei primi oli su tela dove ho scoperto e approfondito la figura umana che in quel periodo studiavo continuamente, trovando una strada, insieme ad altre opere simili, raccontando qualcosa. La seconda, particolare che mi ha fatto sempre sorridere, è che è stato continuamente censurato, non mi è stata data mai la possibilità di esporlo, come se fosse lo scandalo assoluto. Questa cosa non mi ha mai disturbato più di tanto, mi ha fatto invece riflettere e conoscere meglio il mondo che mi circondava. Si trova ancora nel mio studio.

Actor – Questo quadro fa parte della serie che più mi rappresenta, le “Decostruzioni”, opere fatte di 2 o 3 tele, composte su parete e che formano queste grandi figure, imponenti, senza volto, che trasmettono tutto grazie alla movenza ed alla tensione degli arti e del corpo. Frammenti composti e componibili in cui l’intenzione estetica, è quella di dare immagine al ritmo umano.

I’ll take a quiet life – Qui c’è tanto di quello che ho elaborato negli ultimi 20 anni. Il quadro fa parte di una serie “A Little Stories” , racconto molte cose nella stessa opera, non era nel mio stile fino a qualche tempo fa. Ho sentito l’esigenza di raccontare con le immagini la nostra più intima natura. Osservando il quadro si può scegliere chi essere, da che parte stare, interrogarsi come davanti ad uno specchio.

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1 Comment »

  1. “Osservando il quadro si può scegliere […] da che parte stare” ecco, questo dovrebbe essere sempre uno dei compiti dell’arte: porre una domanda, invitare ad una scelta – rivelatoria di noi stessi.

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