We hybrids!, all’Istituto Svizzero sei artisti si interrogano sul concetto di ibridismo
La mostra collettiva We hybrids!, ospitata presso l’Istituto Svizzero sino al 31 gennaio 2021, raggruppa sei giovani artisti(e) della Svizzera: Vanessa Billy, Chloé Delarue, Florian Germann, Gabriele Garavaglia, Dominique Koch, Pamela Rosenkranz. Questi affrontano il concetto dell’ibridismo attraverso diverse modalità mediatiche e narrative...

We hybrids! è sia un’affermazione sia una tesi. La mostra collettiva, ospitata presso l’Istituto Svizzero sino al 31 gennaio 2021, raggruppa sei giovani artisti(e) della Svizzera: Vanessa Billy, Chloé Delarue, Florian Germann, Gabriele Garavaglia, Dominique Koch, Pamela Rosenkranz. Questi affrontano il concetto dell’ibridismo attraverso diverse modalità mediatiche e narrative…
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L’idea della collettiva
Creature ibride o chimeriche hanno da sempre fatto parte del nostro immaginario culturale collettivo. Persino nei disegni e nelle sculture più antichi appaiono raffigurate creature che sfuggono a una chiara identificazione con un’unica specie, i cui corpi sono un assemblage di esseri umani e animali o di diversi tipi di animali. Nel XXI secolo, gli ibridi sono onnipresenti. Da un lato, le loro potenziali forme si sono moltiplicate, raggiungendo un apice senza precedenti grazie ai progressi sia della tecnologia, sia nel campo delle scienze naturali e dell’ingegneria genetica. Siamo tutti esseri ibridi: il nostro iPhone, per esempio, è ormai da tempo diventato un’estensione del nostro corpo, come anche il microchip sottopelle, che è ormai diventato realtà.
Le opere in mostra
We hybrids! è quindi sia un’affermazione sia una tesi. La mostra collettiva raggruppa sei giovani artisti(e) della Svizzera: Vanessa Billy, Chloé Delarue, Florian Germann, Gabriele Garavaglia, Dominique Koch, Pamela Rosenkranz. Questi affrontano il concetto dell’ibridismo attraverso diverse modalità mediatiche e narrative. Le interazioni e le connessioni tra l’uomo e la tecnologia, così come la fusione di corpi organici, microbici o meccanici, sono i temi posti al centro del lavoro di Vanessa Billy. Nella mostra l’artista espone, tra le altre opere, cromosomi potenzialmente geneticamente mutati e un’installazione con “pelli” in lattice che potrebbero provenire dall’uomo, dall’animale e dalla macchina. Chloé Delarue è interessata sia alle nuove cyberpunk sia all’influenza degli sviluppi tecnologici sul corpo e sulla mente umana. Dal 2015 lavora al suo complesso corpo TAFAA (Toward A Fully Automated Appareance), composto da un assemblage ibridi di materiali organici e inorganici che evocano per somiglianza resti archeologici del futuro.
Vanessa Billy, Chloé Delarue, Florian Germann, Gabriele Garavaglia, Dominique Koch, Pamela Rosenkranz
Florian Germann (1978/Kreuzlingen, vive e lavora a Zurigo) sperimenta con differenti materiali e le loro “energie” (come lui stesso le definisce), e conferisce alle sue sculture storie e aneddoti particolari. È affascinato da Blade Runner, dai cyborg e dagli alieni. Gli oggetti da lui creati appositamente per la mostra risultano da combinazioni tra uomo, animale e macchina. Nelle vene di questi ‘esseri caldi, scintillanti, color simil pelle e geometricamente ridotte, scorrono benzina e olio. Influenzata da forme narrative speculative della letteratura di fantascienza, nella quale finzione e realtà si mischiano, la serie di foto “Fook Moon”di Gabriele Garavaglia prende spunto da una performance e mostra una serie di ritratti di creature simili a esseri umani. Ma con occhi, però, spaventosamente disumani. Allo stesso tempo, un grande simbolo graffitato sul muro ci ammonisce contro il ‘biorischio’.
Il concetto di ibrido secondo sei artisti
Progettato negli anni ’60, il simbolo avverte dei pericoli derivanti da sostanze o organismi di origine biologica – rifiuti sanitari, virus o campioni contaminati da microrganismi. Mette quindi in guardia contro l’infezione e di conseguenza anche contro la mescolanza di materia umana e non umana, l’essere ibrido. Nel suo video Holobiont Society, Dominique Koch traccia i rapporti di potere del presente capitalista, che funge da sistema ibrido, talvolta conflittuale. Così facendo, l’artista richiama il l’idea biologica dell’olobionte, ovvero un organismo in cui convivono ospite, microbi, batteri e virus. Infine, Pamela Rosenkranz presenta tre nuovi dipinti della serie “Sexual Power”. Questi sono stati realizzati sotto gli effetti del Viagra, sostanza prodotta sinteticamente, che, una volta assunta la trasforma in un essere ibrido combinando le sue capacità umane con quelle di una sostanza prodotta artificialmente.
Contemporaneamente alla mostra collettiva “WE HYBRIDS!”, nel giardino dell’Istituto Svizzero sarà mostrata un’altra opera di Florian Germann, EUROWOLF, una nuova installazione site-specific che collega Roma con la collina di Villa Maraini. La scultura, modellata sulla base della pelliccia di una lupa nera rumena è appesa a uno degli alberi ad alto fusto del parco.
Info, biglietti e orari
Luogo: Istituto Svizzero, via Ludovisi 48, Roma.
Date e orari: giovedì-venerdì, h14:00-18:00; sabato-domenica-festivi, h11:00-18:00.
Ingresso: libero.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.