Due horror distopici su Netflix: Il buco di Galder Gaztelu-Urrutia e Kadaver di Jarand Herdal
Da poco uscito sulla piattaforma digitale di Netflix, Kadaver di Jarand Herdal prosegue, in linea con il genere horror, la rappresentazione metamorfica dell’uomo in bestia già intrapresa con il Buco di Galder Gaztelu-Urrutia.

Due film horror distopici che, attraverso le forme dell’angoscia e dell’ombra, offrono l’orrorifica visione stilizzata di quel capitalistico universo sociale che ha saputo trasformare l’uomo in bestia e la vittima in carnefice. Mettendone quindi in scena la crudeltà e svelandone le paure, l’animo umano cade, letteralmente in Il buco e simbolicamente in Kadaver, già tra le rovine del trasparente e sincero fondo della disgrazia. Entrambi visibili su Netflix.
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Kadaver, la crudeltà della rappresentazione

Jarand Herdal mette qui in scena la rappresentazione trasparente, apparentemente priva quindi dell’artificio, attraverso quella opaca, cioè evidentemente operata dal medium. Kadaver rimedia quindi il medium teatro analizzandone, attraverso la lente cinematografica, quei meccanismi profondi alla base dei processi proiettivi-identificativi dello spettatore. Tuttavia il rapporto tra attori-spettatori svolge una funzione simbolica, dalla quale emerge un significato nuovo. Quello che trasforma l’attore in diavolo cacciatore e lo spettatore in preda da catturare, uccidere, mangiare.
Una regia che ha saputo conferire all’atmosfera del film le qualità plastiche dell’orrore, attraverso l’uso del particolare in primo piano, il gioco delle luci e l’intrinseca qualità delle immagini di riflettere le proprie ombre. Cosi Lo spazio e il tempo filmico dilatano e ristringono la visione del reale, creandone quindi un suo doppio perturbante. Un’oscura visione onirica prende così forma dal suo riflesso. Tra le piaghe del simbolico e dell’antropomorfismo la scena entra quindi in contatto con la disumana e mistica malvagità dell’uomo. Vivo grazie alla carne del prossimo cosi come l’attore lo è grazie allo sguardo dello spettatore.
Il buco, un banchetto da divorare

L’egoismo e la sopraffazione del più debole fondono gli anelli di una catena, quella dell’odio. Nel buco due eroi sociali o meglio martiri cristiani, cercheranno di distruggerla. Una discesa nell’oblìo della miseria dove l’uomo, ridotto alla pena della carne, tenderà le sue mani alla cieca sopravvivenza ed il suo spirito alla morte.
Una violenza claustrofobica segna la vita del gerarchico sotto mondo, quello del buco. Un sontuoso banchetto di cibo infatti dai piani più alti a quelli più bassi compie la sua discesa. Non tutti però potranno nutrirsene, non quelli il cui piano è troppo basso… Il film sembra voler raccontare con le sue immagini l’inferno, ne offre la sua visione. Dove i dannati riflettono l’ultima ombra dell’uomo; la sua metamorfosi in essere che divora quando non viene divorato.
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Classe 1996 , laureato presso la facoltà di lettere e filosofia. Il mio interesse per l’arte, declinata nella forma dell’immagine, ha suscitato in me il desiderio di osservarla e amarla attraverso una continua ricerca e analisi delle sue forme e significati. Influenzato dalla magia del rito teatrale ricerco nel cinema quella stessa capacità di trasportare lo sguardo dello spettatore aldilà della rappresentazione.