Ezra Pound, al Sala Umberto di Roma va in scena il processo che non ha mai avuto
Al Teatro Sala Umberto, il 27 e 28 novembre, Mariano Rigillo e Anna Teresa Rossini raccontano il caso Ezra Pound nello spettacolo “Ezra in gabbia”. La pièce, liberamente tratta dagli scritti e dalle dichiarazioni di Ezra Pound, è scritta e diretta da Leonardo Petrillo.

Al Teatro Sala Umberto di Roma, il 27 e 28 novembre ore 21, Mariano Rigillo e Anna Teresa Rossini raccontano il caso Ezra Pound nello spettacolo “Ezra in gabbia”. La pièce, liberamente tratta dagli scritti e dalle dichiarazioni di Ezra Pound, è scritta e diretta da Leonardo Petrillo.
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La trama dello spettacolo
Al centro del palcoscenico una gabbia. Quella dove fu rinchiuso Ezra Pound, sessantenne, nel campo di prigionia dell’esercito americano di Metàto, presso Pisa (Disciplinary Training Center of the Mediterranean Theater of Operations). Pound rimase per 25 giorni, nell’estate del 1945, giorno e notte, in una gabbia di rete metallica. Un tetto di lamiera ed il pavimento in cemento, esposta alle intemperie e illuminata costantemente durante la notte.
Con quella gabbia iniziarono 12 anni e 11 mesi di reclusione in manicomio criminale ai quali il governo americano costrinse quello che è stato non solo il poeta più influente del ventesimo secolo, ma un maestro di pensiero, un ecologista, che ha proposto una sorta di bioeconomia, per un progresso rispettoso dei ritmi vitali e biologici, e un economista che ha criticato la nozione quantitativa, anticipando il pensiero d’una decrescita felice.
Il processo che non ha mai avuto
La sua ossessione fu l’usura, contro la quale si scagliò, come Dante, che ispirò a Pound idea e titolo dei Cantos (la Divina commedia del nostro tempo). Infiniti sono i parallelismi che emergono nello spettacolo tra i due: eretici, esiliati, messi all’indice dai loro contemporanei. Pound fu liberato nel 1958. Da allora il silenzio ha accompagnato i suoi ultimi anni di vita. Ora è “tornato”, per chiedere agli spettatori di giudicarlo, per avere quel processo che non ha avuto.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.