Ilian Rachov, la sua mostra tra mito e storia, racconto e sogno
Si conclude con successo, presso la Galleria Internazionale Area Contesa in Via Margutta, a Roma, la mostra di Ilian Rachov. Un viaggio in un fantastico infinito, popolato da figure mitologiche, ritratti, eroi, tra mito e storia, racconto e sogno.

Si conclude con successo, presso la Galleria Internazionale Area Contesa in Via Margutta, a Roma, la mostra di Ilian Rachov, artista figurativo che lavora principalmente su commissioni ormai da quasi 30 anni.
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Le opere in mostra
Le sedici opere esposte sono state realizzate sia durante il suo ventennio trascorso a Torino sia durante i recenti anni romani. In mostra anche due ritratti dipinti con la tecnica fiamminga del Seicento appartenenti a collezioni private e concesse in prestito per la mostra. Non sono mancate le icone ortodosse che rispecchiano le sue origini, riviste però in chiave contemporanea. Essendo famoso soprattutto per aver creato il neo barocco di Versace, una Medusa contemporanea fissava dall’alto gli spettatori con il suo sguardo pietrificante. Un viaggio in un fantastico infinito, popolato da figure mitologiche, ritratti, eroi, tra mito e storia, tra racconto e sogno.
Un viaggio affascinante tra mito e storia, racconto e sogno
Nelle sue opere l’artista ci trasporta nel mondo dell’Arte classica per eccellenza. Le composizioni studiate, equilibrate nelle linee, spesso esplodono nei rossi a sconvolgere gli equilibri razionali. Rimangono però, prepotenti e forti, i colori quasi violenti e la grande dinamicità nei tagli diagonali della composizione. E l’artista va oltre, esprimendo il suo mondo, giovane, attuale, pieno, saturo di nuovi dei e di nuovi eroi come David Bowie e Mick Jagger, leggende della nostra epoca.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.