Oltre 80mila visitatori per Klimt a Palazzo Braschi di Roma: la mostra esalta “la scelta rivoluzionaria dell’artista austriaco”
Last Updated on 15/12/2021
Klimt e gli artisti della sua cerchia sono rappresentati da oltre 200 opere tra dipinti, disegni, manifesti d’epoca e sculture, prestati eccezionalmente dal Belvedere Museum di Vienna e dalla Klimt Foundation. A curare l’illuminazione è Francesco Murano, oggi tra i più richiesti progettisti italiani d’illuminazione al servizio dell’arte e autore delle luci delle più importanti esposizioni in Italia

Grandissimo successo di pubblico per la mostra Klimt. La Secessione e l’Italia che, dalla sua apertura lo scorso 27 ottobre, ha visto un’affluenza totale di oltre 80mila visitatori amanti del grande pittore austriaco che con le sue opere ha scritto una delle pagine più significative del Novecento europeo. La mostra ripercorre le tappe dell’intera parabola artistica di Gustav Klimt, ne sottolinea il ruolo di cofondatore della Secessione viennese e – per la prima volta – indaga sul suo rapporto con l’Italia, narrando dei suoi viaggi e dei suoi successi espositivi.
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Le opere in mostra
Klimt e gli artisti della sua cerchia sono rappresentati da oltre 200 opere tra dipinti, disegni, manifesti d’epoca e sculture, prestati eccezionalmente dal Belvedere Museum di Vienna e dalla Klimt Foundation, tra i più importanti musei al mondo a custodire l’eredità artistica klimtiana, e da collezioni pubbliche e private come la Neue Galerie Graz. La mostra propone al pubblico opere iconiche di Klimt come la famosissima Giuditta I, Signora in bianco, Amiche I (Le Sorelle) (1907) e Amalie Zuckerkandl (1917-18). Sono stati anche concessi prestiti del tutto eccezionali, come La sposa (1917-18), che per la prima volta lascia la Klimt Foundation, e Ritratto di Signora (1916-17), trafugato dalla Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza nel 1997 e recuperato nel 2019.
Klimt e la sua scelta “rivoluzionaria”
A curare l’illuminazione delle opere in mostra è Francesco Murano, tra i più richiesti progettisti italiani d’illuminazione al servizio dell’arte e autore delle luci delle più importanti esposizioni in Italia. È la seconda volta che Murano illumina le opere dell’artista austriaco, con la prima a Milano nella mostra a Palazzo Reale.
“Anche allora ciò che mi ha impressionato di più è stata la bravura tecnica del Klimt antecedente la Secessione Viennese – dichiara Francesco Murano – Un’abilità immensa che mi ha fatto capire come la scelta “decorativa” del 1997 sia andata maturando in un artista che ha voluto rimettere in gioco il vertice figurativo al quale era arrivato. Una scelta davvero “eroica”, “rivoluzionaria” per l’intera storia dell’arte, e che ha precedenti solo in altri sommi artisti. Come nell’ultimo Rembrant, la cui conversione non ebbe però la stessa fortuna”.
Come illuminare gli ori dell’artista austriaco
Illuminare Klimt, specie quello successivo alla Secessione vuol dire fare i conti con l’oro che brilla nei quadri. E, in questo caso, anche nelle dorature dell’allestimento ideato da BC Progetti. “E’ essenzialmente un problema di equilibrio tra il soggetto e la decorazione che lo circonda, entrambi protagonisti dell’opera di Klimt – spiega Murano – Anche in questo caso sono stati utilizzati dei sagomatori, speciali apparecchi capaci di circoscrivere la luce sull’opera. Ma sono stati sempre sfocati o sfumati con filtri diffusori per fare in modo che la luce sembrasse emanare dall’opera stessa”.
I prossimi impegni di Francesco Murano
L’architetto delle luci negli scorsi mesi ha illuminato anche Monet a Palazzo Reale a Milano, Boldini a Palazzo Albergati a Bologna, Mondrian al Mudec di Milano, Wonder Woman Palazzo Morando e TvBoy sempre al Mudec. E in questi giorni è attualmente impegnato in nuovi allestimenti. “Sto illuminando alla Pinacoteca di Como una grande opera di Paolo Pagani. Si tratta di un grande pittore della metà del Seicento conosciuto più all’estero che in Italia. Poi ho in programma Monet a Genova, Chagall a Milano. Tutta una serie continua di impegni che dovrebbe culminare con l’illuminazione di Rembrant a Riyad”.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.