Biblioteche, alla scoperta della Vallicelliana di Roma progettata dal Borromini, con i suoi oltre 130mila volumi antichi
Progettata e realizzata dal Borromini nella metà del Seicento, la Biblioteca Vallicelliana oggi possiede oltre 130mila volumi antichi e una raccolta di manoscritti latini, greci e orientali. La prima raccolta libraria è costituita invece dai testi appartenuti a San Filippo Neri

E’ la Biblioteca Vallicelliana di Roma la nuova tappa del viaggio virtuale tra le meraviglie del patrimonio librario promosso sui canali social del Ministero della Cultura guidato da Dario Franceschini. Progettata e realizzata dal Borromini nella metà del Seicento all’interno del Complesso ecclesiastico della Chiesa di Santa Maria in Vallicella, la Biblioteca oggi possiede oltre 130.000 volumi antichi e una raccolta di manoscritti latini, greci e orientali. Mentre la prima raccolta libraria è costituita dai testi appartenuti a San Filippo Neri. La fisionomia della Biblioteca Vallicelliana è infatti legata storicamente a due grandi figure della modernità: San Filippo Neri, e alla sua opera riformatrice della Chiesa cattolica, e al genio dell’architetto Francesco Borromini.
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L’attuale configurazione architettonica prese corpo nel secolo successivo ad opera di Francesco Borromini che situò la Biblioteca al secondo piano
“Prima di essere incamerata dalla Stato italiano nel 1874 la Biblioteca apparteneva infatti alla congregazione dell’oratorio di San Filippo Neri, fondata nel 1575, presso la Chiesa di Santa Maria in Vallicella, meglio nota ai romani come Chiesa Nuova” racconta nel video la direttrice Paola Paesano. “L’attuale configurazione architettonica prese corpo nel secolo successivo ad opera di Francesco Borromini che situò la Biblioteca al secondo piano – spiega la Paesano – al culmine di uno scenografico scalone che alloggia, a metà della rampa, lo spettacolare altorilievo di Alessandro Algardi che raffigura Papa Leone I nell’atto di fermare Attila nella sua discesa in Italia”.
Tuttavia la Biblioteca preesisteva come raccolta libraria alla sua sede monumentale seicentesca
Tuttavia la Biblioteca preesisteva come raccolta libraria alla sua sede monumentale seicentesca: fu istituita infatti già nel 1581 con in il lascito testamentario dell’umanista portoghese Achille Stazio. Altre importanti donazioni di studiosi oratoriani come quelle della fondamentale triade di Antonio Gallonio, Cesare Baronio, Tommaso Bozio. Ma non solo, anche dell’erudito greco Leone Allacci, seguirono nei decenni successivi a formare le più significative acquisizioni della Biblioteca, che ne fecero uno dei centri di produzione culturale tra i più prestigiosi d’Europa.
Il suo fondo antico, che raccoglie oltre 130.000 volumi
“Il suo fondo antico, che raccoglie oltre 130.000 volumi, viene costantemente incrementato e aggiornato a partire dagli argomenti costitutivi delle raccolte seicentesche: storia, antiquaria, filologia, archeologia, teologia, filosofia, diritto, musica, cartografia, come la coppia di globi celeste e terrestre disegnati a mano databili all’ultimo decennio del Cinquecento e come le Carte Nautiche, anch’esse del Cinquecento di produzione maiorchina, tra cui lo splendido planisfero policromo della fine del Cinquecento di autore portoghese” prosegue la direttrice che sottolinea “ma ciò che rende davvero unica la Biblioteca Vallicelliana nel mondo è la raccolta di circa tremila manoscritti soprattutto latini e greci, nelle materie appena ricordate. C’è poi un importante fondo musicale manoscritto e stampa che data a partire dal Cinquecento, documenta musica oratoriana, madrigalistica, mottetti fiamminghi, trattati e saggi di teoria e tecnica musicale e libretti d’opera”.
Oggi la Biblioteca Vallicelliana conserva, integra, aggiorna, valorizza, ma soprattutto amplia la sua accessibilità al suo secolare patrimonio non soltanto agli studiosi e agli specialisti di tutto il mondo, ma anche agli istituti universitari, nelle attività di approfondimento degli studi umanistici, e amplia il suo patrimonio anche alle scuole in programmi di Alternanza Scuola Lavoro “nella convinzione che la lettura pubblica e lo studio sono alla base delle democrazie, dell’esercizio critico e dell’emancipazione di tutti e di tutte” conclude la direttrice.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.