Energon, in via Margutta le donne fiabesche di Renata Solimini
Prosegue sino al 18 giugno, presso Galleria Vittoria in via Margutta, a Roma, la mostra “Energon”, con le opere di Renata Solimini, un intreccio di donne, creature magiche e sciamaniche, situazioni fiabesche e del mondo della moda

Prosegue sino al 18 giugno, presso Galleria Vittoria in via Margutta, a Roma, la mostra “Energon”, con le opere di Renata Solimini.
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Le opere in mostra
Il titolo della mostra “Energon” dal greco energheia che significa forza, vigore, vuole valorizzare la scrittura asemica (asemic writing) che spesso permea le opere di Renata Solimini, in una narrazione che non si interrompe mai. Quasi come delle formule che evocano un valore estetico ricco di energia e che tuttavia comunicano messaggi.
Solimini vuole sottolineare come l’arte, con il proprio linguaggio artistico, scaturisca da una improvvisa attivazione di sinapsi neuronali. Una scintilla che genera l’intuizione, fonte di idee, esperimenti e creazioni artistiche. Un processo solo apparentemente razionale ma che ha in sé qualcosa di magico e misterioso non sempre spiegabile. Rappresentate e realizzate con tecniche miste quali acrilico, olio, collage, inchiostro e talvolta argilla.
Un intreccio di donne, creature magiche e sciamaniche, situazioni fiabesche e del mondo della moda
La più recente sperimentazione con l’argilla, una maschera apotropaica propedeutica a favorire un ritorno di tempi più sereni, idealmente basati sulla cultura e il rispetto degli individui e della natura. Le opere di Renata Solimini sono un intreccio di donne, creature magiche e sciamaniche, situazioni fiabesche e del mondo della moda. La mostra è frutto della ricerca artistica che l’artista ha condotto negli ultimi 2 anni, gli stessi caratterizzati dalla pandemia da Covid-19. Alcune opere, infatti, richiamano quel periodo complesso non ancora definitivamente chiuso, che attraverso le opere esposte diventa racconto di vita.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.