Il secondo sguardo, in mostra la poesia parallela di Manilo Amodeo e Savina Tavano
Sino al 30 ottobre presso i Musei di Villa Torlonia – Casino dei Principi, “Il secondo sguardo. La poesia parallela di Manilo Amodeo e Savina Tavano”, per raccontare due artisti in bilico tra cultura rinascimentale e cultura pop, scherzo barocco e nitore illuministico raccontati da un’ampia retrospettiva

Sino al 30 ottobre presso i Musei di Villa Torlonia – Casino dei Principi, “Il secondo sguardo. La poesia parallela di Manilo Amodeo e Savina Tavano”, per raccontare due artisti in bilico tra cultura rinascimentale e cultura pop, scherzo barocco e nitore illuministico raccontati da un’ampia retrospettiva.
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Le opere in mostra
L’occasione di approfondire la conoscenza dei due artisti è offerta dalla mostra di carattere antologico: le opere di Amodeo al piano terra e quelle di Tavano al primo piano, esposte in un’unica mostra, ma collocate in spazi ben divisi per sottolineare la peculiarità di entrambi. Un sodalizio di vita, prima di tutto, e artistico, che la voluta separazione in due spazi espositivi differenti traduce a beneficio del visitatore.
Due linguaggi totalmente diversi, eppure complementari, che scorrono su due rette parallele. Il secondo sguardo è il concetto base e il cardine creativo per entrambi gli artisti, e non a caso è stato scelto dai curatori quale titolo della mostra. Rappresenta infatti un secondo punto di vista, un secondo approccio, un approfondimento del reale e del surreale non percepibile ad una prima occhiata.
Due linguaggi totalmente diversi, eppure complementari
Nel caso di Savina Tavano è ben percepibile nei suoi lavori paesaggistici ove il secondo sguardo più profondo ci rivela un mondo di interiorità e riflessione quasi inquieto, mentre per Manlio Amodeo trascende il reale quale che sia e ci porta in una dimensione onirica costituita da affascinanti fantasie architettoniche, zoomorfe e prospettiche che dapprima suggestionano l’occhio, e ad un secondo sguardo ci portano nel suo mondo di leggerezza ed ironia a cavallo tra la parodia e l’introspezione più profonda.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.