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Il libro del 1904 – Il giardino dei ciliegi di Anton Čechov

I temi che si evincono dalla produzione teatrale di Čechov sono sempre gli stessi: il trascorrere dei giorni in modo monotono, la sconfitta, la mancanza di qualcosa che dia senso alla vita

Il 1904 vede alla luce l’opera, in quattro atti in prosa, Il giardino dei ciliegi di Anton Čechov. Nato nel 1860 e morto nel 1904, Čechov, che sarà per tutta la vita affetto dalla tubercolosi, ha umili origini e si laurea in medicina. Durante gli anni universitari si dedica a scrivere novelle e, in seguito, anche alle opere teatrali. Di quest’ultime ricordiamo Il gabbiano del 1896, Zio Vanja del 1899 e Le tre sorelle del 1901.

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La trama del libro

I temi che si evincono dalla sua produzione teatrale sono sempre gli stessi: il trascorrere dei giorni in modo monotono, la sconfitta, la mancanza di qualcosa che dia senso alla vita. Lo stesso Lopachin, che alla fine dell’opera compra il giardino, in qualche modo perde qualcosa nella sua vita, non accorgendosi dell’amore di Vanja mentre è preso dai suoi affari.

Il “giardino dei ciliegi”, simbolo del passato benessere e anche degli anni dell’innocente infanzia

Per la trama, riprendiamo le parole di S. Guglielmino: «Nel Giardino dei ciliegi (come, d’altra parte, nelle altre opere teatrali di Čechov) la trama, i fatti si riducono a ben poco. AndreevnaRanevskaka e il fratello Gaev hanno dilapidato coi loro viaggi e i loro lussi il patrimonio avito; il “giardino dei ciliegi” – simbolo del passato benessere e anche degli anni dell’innocente infanzia – dovrà andare all’asta. L’operazione fallimentare, come consiglia Lopachin, un abile commerciante, figlio di un loro servo arricchitosi, si potrebbe evitare lottizzandolo per pagare così i debiti col ricavato delle vendite; ma i due, perennemente oscillanti tra rimpianti e abulia, non riescono a prendere una decisione. All’asta sarà Lopachin a comprare tutto: ad Andreevna e Gaevnon resta che abbandonare la casa e il giardino al nuovo padrone. Con i colpi di accetta sui ciliegi destinati a scomparire cala il sipario».

I protagonisti delle opere di Čechov sono già sconfitti, non combattono neanche

I protagonisti delle opere di Čechov sono già sconfitti, non combattono neanche. Per S. D’Amico: «Fino a Čechov la catastrofe della tragedia consisteva nella morte, materiale o spirituale degli eroi: in Čechov consiste in una fine più atroce, e cioè nella condanna a continuare a vivere. A trascinare l’esistenza grigia e senza perché (…), ma solo per render più disperata quella esistenza».

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