Al Teatro Quirino “La madre” di Florian Zeller con Lunetta Savino
Last Updated on 07/03/2023
Dal 14 al 26 marzo 2023, il Teatro Quirino di Roma ospiterà lo spettacolo “La madre” di Florian Zeller, con Lunetta Savino protagonista e la regia di Marcello Cotugno. Nel cast anche Andrea Renzi, Niccolò Ferrero e Chiarastella Sorrentino

Dal 14 al 26 marzo 2023, il Teatro Quirino di Roma ospiterà lo spettacolo “La madre” di Florian Zeller, con Lunetta Savino protagonista e la regia di Marcello Cotugno. Nel cast anche Andrea Renzi, Niccolò Ferrero e Chiarastella Sorrentino.
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La trama dello spettacolo
Ne “La Madre” Zeller indaga con estrema acutezza il tema dell’amore materno e le possibili derive patologiche a cui può condurre. La partenza del figlio, ormai adulto, viene vissuta dalla donna come un vero e proprio tradimento. Come l’abbandono del nido, a cui si aggiunge una decadenza dell’amore coniugale in atto da tempo. Anna, la madre, è ossessionata da una realtà multipla, una sorta di multiverso della mente, in cui le realtà si sdoppiano creando un’illusione di autenticità costante in tutti i piani narrativi.
Il mondo di Anna
Il mondo di Anna è un luogo in cui lei non si riconosce più, isolata da un ménage familiare che l’ha espulsa. Ma la responsabilità di questa solitudine non sta forse anche nell’aver rinunciato alla vita? Abdicare ai sogni, alle speranze e ai desideri unicamente per dedicarsi al proprio unico figlio maschio su cui riversare frustrazioni, rimorsi e ideali d’amore non è forse un cammino che inclina pericolosamente verso la disperazione?
Dai ricordi di Anna si può immaginare un risveglio?
Ma dai ricordi di Anna si può immaginare un risveglio? Nella sua mente di madre si affastellano ora sequenze oniriche ora situazioni iperrealistiche che, alla fine, non sembrano essere né un vero sogno, né la banale realtà del presente, ma una vertigine ipnotica e crudele dalla quale risvegliarsi è impossibile.
Nella società liquida e levigata di Zygmunt Baumann e Byung Chul Han il senso di colpa non basta più a tenere vicini i figli. Nel dolore del lasciarli andare, per una madre, c’è tutta l’accettazione della vita nel suo divenire, c’è del lasciar andare una parte di sé per rinascere nel distacco.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.