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“The painting is a place”, a Palazzo Merulana la nuova mostra del pittore Peter Flaccus

Sarà visitabile dal 6 aprile al 7 maggio 2023, presso Palazzo Merulana a Roma, la mostra del pittore Peter Flaccus, “The painting is a place”, a cura di Francesco Cochetti

Sarà visitabile dal 6 aprile 2023 al 7 maggio 2023, presso Palazzo Merulana a Roma, la mostra del pittore Peter Flaccus, “The painting is a place”, a cura di Francesco Cochetti.

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Chi è Peter Flaccus

Americano di nascita e di formazione, Peter Flaccus, all’inizio degli anni ’90, ha scelto di trasferirsi a Roma, dove l’incontro con l’arte classica ha determinato una svolta nel suo percorso creativo, con l’abbandono della pittura a olio a favore di una tecnica antica, la pittura a encausto.

“Nei nostri gesti vivono i gesti dei nostri antenati”: questo è il tema che Peter Flaccus svolge nella pratica dei suoi dipinti. Il suo uso della tecnica a encausto persegue un metodo e un ritmo di lavoro che, a partire dai greci, hanno segnato in modo discontinuo la coscienza degli artisti occidentali.

Il termine dal greco enkaiein “bruciare”, si riferisce al trattamento termico che conclude un processo in cui la cera d’api, fusa, mescolata a pigmenti e resina viene poi distesa su una superficie e manipolata.

Le opere in mostra

In queste opere Peter Flacus applica la cera calda e colorata a una tavola finché si raffredda e fissa; quindi aggiunge altri strati di colore per grattarli qua e là, finché i gesti di coprire e scoprire creano una superficie luminosa che insieme riflette e assorbe la luce esterna.

Il pittore si allontana dalle convenzioni della pittura come finestra e come rilievo – la rappresentazione e l’accumulazione di materiale – per avvicinarsi al rapporto puro tra colore e luce. Colore e luce acquisiscono in questo modo una funzione propria, mettendosi in relazione reciproca solo all’interno della singola opera, indipendentemente da ogni riferimento esterno.

Colori e luci, movimenti e fossilizzazione

Guardando i movimenti del pittore nel tempo, l’occhio si sposta di traccia in traccia, creando così degli effetti di profondità e apparizione emergente. Sotto la superficie luminosa dell’opera, l’occhio attraversa aree mutevoli di trasparenza e opacità. A volte si vede la superficie della base di legno altre volte un taglio riempito di cera s’impone all’attenzione come cicatrice.

Immagini organiche associate a colori romani – seppia chiara, grigio, rosso e ocra – producono un senso di fossilizzazione culturale, come se l’applicazione luminosa della cera avesse trattenuto rovine. La caducità della memoria, o la sua accelerazione, vengono catturate nei gesti del pittore che restano dentro questi strati di colore e ne possiedono la qualità.

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