Chi è Robert Oppenheimer, il protagonista del film diretto da Christopher Nolan
Tutto quello che c’è da sapere su Robert Oppenheimer, padre della bomba atomica, prima di andare a vedere il film di Christopher Nolan, nelle sale italiane dal 23 agosto

Oppenheimer, scritto e diretto da Christopher Nolan, è approdato il 21 luglio nelle sale degli Stati Uniti, mentre occorrerà aspettare il 23 agosto in Italia. La pellicola, basata sulla biografia “Robert Oppenheimer, il padre della bomba atomica. Il trionfo e la tragedia di uno scienziato” (American Prometheus) di Kai Bird e Martin J. Sherwin, racconta la vita del fisico statunitense Robert Oppenheimer, interpretato da Cillian Murphy, e dell’invenzione della prima bomba atomica nell’ambito del progetto Manhattan. Nel cast anche Emily Blunt, Matt Damon, Robert Downey Jr.
Chi è Julius Robert Oppenheimer
Julius Robert Oppenheimer (New York, 22 aprile 1904 – Princeton, 18 febbraio 1967) è stato un fisico statunitense. Autore di importanti contributi nel campo della fisica moderna, in particolare nella meccanica quantistica, la sua fama è legata soprattutto alla costruzione della prima bomba atomica nell’ambito del progetto Manhattan e alla successiva crisi di coscienza che lo indusse a rifiutare di lavorare a quella all’idrogeno.
La famiglia
Il padre, Julius S. Oppenheimer, era un ebreo tedesco emigrato negli Stati Uniti da Hanau nel 1888 e divenuto in seguito un ricco importatore tessile, mentre la madre, Ella Friedman, era una statunitense di origine tedesche ed ebraiche, esperta d’arte, istruita a Parigi e con un atelier a New York; anche suo fratello minore Frank (1912-1985) è stato un fisico.
L’effetto tunnel
Il 1928 fu l’anno della scoperta dell’effetto tunnel, utilizzato da George Gamow per spiegare il decadimento alfa, nel quale una particella alfa (un nucleo di elio) è emessa da un nucleo atomico perché riesce a superarne la barriera di potenziale del nucleo, anche se ha un’energia cinetica inferiore a tale barriera. Sempre nel 1928 Robert Oppenheimer spiegò come anche un debole campo elettrico fosse in grado, per effetto tunnel, di liberare gli elettroni dal nucleo originario (articolo sui Proceedings of the National Academy of Sciences del marzo 1928).
Il progetto Manhattan
Nel 1942 il governo degli Stati Uniti lo chiamò a dirigere il Progetto Manhattan. Oppenheimer si circondò dei migliori fisici nucleari del mondo, costituendo il gruppo di ricerca più importante che sia mai esistito nella storia della scienza. A differenza di molti suoi colleghi, fu sempre consapevole della propria parte di responsabilità per il lancio dell’atomica su Hiroshima e Nagasaki: “I fisici hanno conosciuto il peccato”, fu il suo sconsolato commento dopo l’esplosione della bomba di Hiroshima. Appena venti giorni prima, durante il Trinity test, aveva pronunciato un’altra terribile frase, ripresa dal Bhagavadgītā: “Sono diventato Morte, il distruttore di mondi”.
Le conseguenze nel dopoguerra
Nel dopoguerra, come presidente del comitato consultivo della commissione per l’energia atomica, si oppose alla costruzione della bomba all’idrogeno, ritenendo che un’arma di tale potenza non avrebbe risolto i problemi strategici degli USA, ma piuttosto ne avrebbe abbassato il livello etico; sosteneva piuttosto l’utilità della realizzazione di armi nucleari tattiche. Le sue posizioni furono in antitesi con l’indirizzo dell’USAF, la cui componente prevalente era l’aviazione strategica, e si scontrarono con le ambizioni di scienziati come Edward Teller e politici come Joseph McCarthy, che nel 1954 lo colpì con un’inchiesta al termine della quale gli fu vietato l’accesso ai segreti atomici poiché in passato aveva manifestato simpatie comuniste.
Il successo accademico
Fu grazie alla comunità scientifica, che con Einstein alla guida insorse per questa decisione, che nel giro di pochi mesi fu confermato nel ruolo di direttore e professore dell’Institute for Advanced Studies di Princeton, carica che mantenne fino alla morte.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.