Figlio di gazza, la personale di Giuseppe De Mattia alla galleria Matèria
Sino al 21 dicembre 2023, la galleria romana Matèria ospita Figlio di gazza, la terza personale di Giuseppe De Mattia, che presenta una serie di opere site specific che riflettono la ricerca recente dell’artista

Sino al 21 dicembre 2023, la galleria romana Matèria ospita Figlio di gazza, la terza personale in galleria di Giuseppe De Mattia (Bari, 1980), a cura di Vasco Forconi. La mostra presenta una serie di opere site specific che riflettono la ricerca recente di De Mattia, tornato a esplorare la fenomenologia del mestiere dell’artista, usando stavolta l’espediente narrativo della gazza che dà il titolo al progetto.
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Le opere in mostra
Se nel suo lavoro la simbologia animale è comparsa più volte, assumendo funzioni sempre diverse, ora De Mattia compie un vero e proprio processo di identificazione con la gazza (ladra), che nel percorso della mostra assume progressivamente i ruoli di animale guida, interlocutrice e alter-ego dell’artista. Seguendo il suo istinto la gazza ruba e accumula oggetti preziosi, per poi custodirli nel nido, che si trasforma così in una sorta di involontaria wunderkammer; attraverso un gesto simile e speculare a quello che compiono gli artisti all’interno dello studio, per poi restituire la metaforica refurtiva in forma di opere. Questa pulsione incontrollabile al furto e all’accumulo seriale diventa per De Mattia un’occasione per riflettere, con l’ironia che da sempre contraddistingue la sua poetica, tanto sulle metodologie quanto sulle condizioni strutturali del mestiere dell’artista.
La mostra si presenta come una traduzione sensibile di questo costante processo di ricerca, accumulo e trasformazione
La mostra si presenta come una traduzione sensibile di questo costante processo di ricerca, accumulo e trasformazione, degli oggetti così come delle idee, un lavorìo materico e metaforico – essenziale per la sopravvivenza quotidiana dell’artista – nel quale si mescolano stili e linguaggi diversi, non privi di un certo consapevole anacronismo. Figlio di gazza è un lavoro dedicato all’analisi del furto, della citazione e dell’appropriazione nella pratica artistica. Giuseppe De Mattia intraprende con la gazza un dialogo, che lo conduce a una presa di coscienza e all’assimilazione del metodo astuto e furtivo con cui l’animale, e quindi l’artista stesso, osservano il mondo.
Una gazza immaginaria si nasconde nello spazio della galleria
Una gazza immaginaria si nasconde nello spazio della galleria, si annida tra i rami e, dietro a piccole scatole di legno, latta e cartone, semina delle tracce e si lascia spiare. Seguendo questi indizi il pubblico, infine, incontra la gazza, e viene invitato ad avvicinarsi a una grande installazione: una stanza nella quale si può spiare attraverso dei fori applicati sulla parete. Qui si possono scorgere una serie di icone votive, incise a sbalzo, che recano l’immagine di oggetti preziosi scovati da De Mattia nel corso degli anni, collezionati, accumulati e poi rivenduti e che gli hanno permesso di sostenersi economicamente nei primi anni della sua carriera.
Ad accompagnare il pubblico è la voce della gazza che, con tono quasi fiabesco, racconta la sua attrazione per tutto ciò che brilla, la sua natura furtiva, in un dialogo immaginario con l’artista che risulta inuna riflessione sul concetto di valore, di originale e di copia, per sublimarsi in una presa di coscienza e un’accettazione serena della figura dell’artista come ladro.
Il dialetto, la cultura popolare, l’amore per l’artigianato e il collezionismo, lo svelamento dei trucchi del mestiere
Il dialetto, la cultura popolare, l’amore per l’artigianato e il collezionismo, lo svelamento dei trucchi del mestiere, sono alcuni dei diversi elementi che concorrono alla creazione di un racconto profondamente autobiografico, “ma che in filigrana, scrive Vasco Forconi nel testo che accompagna la mostra “si rivela più ampio e generazionale, un ulteriore capitolo nella continua epopea tragicomica di un artista mid-career”. In occasione della mostra Luca Bertolo esporrà, all’interno della vetrina, una nuova opera intitolata Santa Lucia. L’intervento, nato da un invito di Giuseppe De Mattia, è realizzato in collaborazione con la galleria SpazioA e sarà accompagnato da un testo critico di Enrico Camprini.
Chi è Giuseppe De Mattia
Giuseppe De Mattia (Bari, 1980) è un artista che utilizza diversi strumenti per indagare sul rapporto tra memoria, archivio e contemporaneità. Comincia con la fotografia per poi spostarsi al video e all’audio fino ad arrivare al disegno nelle ultime opere. Per i suoi lavori, che prendono sempre forme installative diverse, utilizza supporti e strumenti (spesso auto-costruiti) che possano compiere narrazioni.
Da attento osservatore del panorama artistico contemporaneo, il lavoro di De Mattia tocca spesso temi strutturali legati all’economia di beni di consumo di base e arte contemporanea e più in generale alla relazione con il mestiere dell’artista, articolati attraverso un dialogo tra ironia, satira e struggente critica.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.