C’è ancora domani, perché la violenza è diventata un ballo?
Perché le scene di violenza, nel film, sono diventate una ironica coreografia? A spiegarlo è uno dei protagonisti del film, Valerio Mastandrea, in un’intervista a Repubblica. Nel frattempo, C’è ancora domani raggiunge quota 14 milioni ed è già stato venduto in 15 paesi

Continua lo strepitoso successo di C’è ancora domani, che ha segnato anche il debutto da regista di Paola Cortellesi. Ma perché le scene di violenza, nel film, sono diventate un balletto surreale? A spiegarlo è uno dei protagonisti del film, Valerio Mastandrea, in un’intervista a Repubblica.
“Quello che ti permette di fare il cinema è sicuramente meno forte della realtà, che è sempre più forte di un film. Ma ti racconta la realtà in una maniera poetica e devastante nella sua poesia, penso alle scene di violenza accompagnate da quelle coreografie. È una cosa unica. Ti dice che in quella famiglia quella routine delle botte era come mettere su un disco. Ci sono tante letture“, ha dichiarato.
Il film supera quota 14 milioni di euro
C’è ancora domani non si muove dal primo posto del box office: altri 620.162 euro incassati nella giornata di martedì 14 novembre, che fa toccare al film della Cortellesi quota 14 milioni. In aggiunta, è stato venduto in 15 paesi, Danimarca, Finlandia, Norvegia, Grecia, Spagna Australia, Benelux, Brasile, Svezia Portogallo, Svizzera, Ungheria, Taiwan, Bulgaria e Israele. Gli ultimi in ordine di tempo sono stati i francesi. I diritti sono stati appena acquisiti dalla Universal Pictures International per la Francia.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.