“Donne. Corpo e immagine tra simbolo e rivoluzione” alla Galleria d’Arte Moderna
Last Updated on 09/05/2019
Di Lucia Quadrini
Un percorso di riflessione attraverso artisti che hanno rappresentato e celebrato le donne nelle diverse correnti artistiche e movimenti culturali tra fine ‘800, ‘900 fino ad oggi
Donne. Corpo e immagine tra simbolo e rivoluzione è la nuova mostra che aprirà domani alla Galleria d’Arte Moderna, visitabile sino al 13 ottobre 2019. Donne, un mondo su cui si è riflettuto da secoli. Un mistero. Un percorso di riflessione attraverso artisti che hanno rappresentato e celebrato le donne nelle diverse correnti artistiche e movimenti culturali tra fine ‘800, ‘900 fino ad oggi.

La nuova mostra della Galleria d’Arte Moderna
La donna, le donne, il corpo, il mondo femminile, su cui si è riflettuto da sempre. Tutti ne hanno parlato e scritto, il teatro, il cinema, i poeti, i pittori, gli scultori, uomini e donne. Cercando di analizzare una miriade di sentimenti: amore, passione, invidia, impotenza, ammirazione, dipendenza. Scrutato nel bene e nel male, angelo e tentatrice.
Un soggetto misterioso che s’interroga sulla propria identità fino alla nuova immagine scaturita dopo l’esperienza della contestazione degli anni Sessanta. Un centinaio di opere tra dipinti, sculture, grafica e fotografia provenienti dalle collezioni capitoline (GAM – MACRO), alcune inedite nelle esposizioni, altre assenti da tempo.
Una collettiva che comprende performance e videoinstallazioni
Gli autori sono tutti da scoprire visitando la mostra. Il percorso è accompagnato da materiale documentario, videoinstallazioni, documenti fotografici e filmici tratti da opere cinematografiche e cinegiornali. Anche da video di performance e film d’artista.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.
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