I fratelli Preti in mostra a Palazzo Barberini
Last Updated on 09/05/2019
Visitabile sino al 16 giugno e intitolata “Il trionfo dei sensi. Nuova luce su Mattia e Gregorio Preti”, presenta in tutto dodici lavori
Una nuova mostra con cui le Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma mettono a confronto i fratelli Preti, pittori calabresi attivi nel 1600. Allestita a Palazzo Barberini sino al 16 giugno e intitolata “Il trionfo dei sensi. Nuova luce su Mattia e Gregorio Preti”, è curata da Alessandro Cosma e Yuri Primarosa e presenta in tutto 12 lavori, alcuni realizzati a doppia mano dai due artisti, altri invece firmati singolarmente.

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I fratelli Preti in mostra a Palazzo Barberini
Il percorso inizia dalla grande Allegoria, dipinta insieme dai fratelli Preti negli anni ’40 del ‘600, su commissione dei Barberini, tela rimasta per anni in deposito presso il Circolo Ufficiali delle Forze Armate. La mostra ora la restituisce al pubblico dopo un attento restauro realizzato da Giuseppe Mantella e finanziato dallo studio legale Dentons, durante il quale sono state svolte anche importanti indagini diagnostiche.
Accanto all’Allegoria, le altre tele del percorso mostrano quanto Mattia, dopo gli anni di formazione nella bottega romana del fratello, fosse riuscito a interpretare i suoi riferimenti pittorici, da Caravaggio al Tintoretto, rielaborandoli in modo originale a differenza di Gregorio, la cui pittura ebbe risultati discontinui.

Chi sono i fratelli Preti
L’esposizione sottolinea affinità e divergenze tra i due fratelli pittori che hanno percorso una parte di strada insieme. Ma le cui carriere hanno poi avuto esisti diversi: il mestiere diligente di Gregorio fu messo in ombra dall’esuberanza del talento di Mattia, con il primo abituato a riproporre schemi e modelli già consolidati e il secondo che invece riuscì a conquistare un linguaggio compositivo più maturo e uno stile più personale già nel primo periodo.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.