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Storia dell’Arte, il meglio del Quattrocento italiano in 5 artisti

Last Updated on 13/01/2021

Filippo Brunelleschi, Donatello, Masaccio, Beato Angelico e Piero della Francesca: i cinque “grandi” del Quattrocento italiano

Il XV sec. in Italia è dominato dal principio di Arte come mimesis, tipico dell’antichità. Gli studi sulla Natura si intensificano e nasce e l’esigenza di indagare la realtà. Da ciò, lo studio della prospettiva, della proporzione, dell’anatomia e delle leggi dell’illuminazione.

Quattrocento italiano
Quattrocento italiano

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Brunelleschi, Donatello e Masaccio, i padri del Rinascimento fiorentino

In tale contesto rifulge il polivalente Filippo Brunelleschi (1377 – 1446), inventore della prospettiva lineare centrica. Si deve a lui lo Spedale degli Innocenti (1419-1445), primo brefotrofio europeo. La struttura spicca per il suo senso di equilibrio, la sua semplicità lineare e il ponderato gioco di proporzioni e distanze. Nello specifico, il portico risulta un importante passaggio dai volumi pieni dell’edificio al vuoto della piazza.

Filippo Brunelleschi, Spedale degli innocenti
Filippo Brunelleschi, Spedale degli innocenti

Donatello (1386 – 1466) approda ad un espressionismo scultoreo nuovo e inquieto, al di là del classicismo. La scultura lignea della Maddalena penitente (1455 – 56) costituisce, a riguardo, un valido esempio di drammaticità e patetismo. La donna, provata dai digiuni e dall’astinenza, mostra una fisicità nervosa. Una massa disordinata di capelli si confonde con la veste, creando un insieme indistinto. Il cranio è scavato dalla vecchiaia e dalla stanchezza.

Donatello, Maddalena penitente
Donatello, Maddalena penitente

Proseguendo, Masaccio (1401 – 1428) dà vita ad opere con «figure vivissime e con bella prontezza a la similitudine del vero» (Vasari). Nella sua Maestà (1426) alla National Gallery di Londra, la Vergine, assisa e incurvata, è realizzata secondo un punto di vista ribassato, coerentemente con la posizione dell’osservatore. Gesù infante sta invece mangiando un acino d’uva, simbolo della sua futura Passione. Le figure sono grandi, plastiche, plasmate dal chiaroscuro; il trono realistico e scorciato.

La Maestà di Masaccio
La Maestà di Masaccio

Due originali personalità, Beato Angelico e Piero della Francesca

Beato Angelico (1395 – 1455) unisce ai nuovi principi rinascimentali la precedente concezione paideutica dell’arte e l’uso della luce in chiave mistica. Mirabile il suo Cristo coronato di spine (di datazione incerta). Il primo piano e l’uso del colore rosso, sotto forma di occhi iniettati e di rivoli di sangue, sono gli strumenti tramite cui l’artista suscita pietà e partecipazione nello spettatore. La figura appare composta nella sua sofferenza, lontana dalle spastiche espressioni del futuro Barocco.

Beato Angelico, Cristo coronato di spine
Beato Angelico, Cristo coronato di spine

Infine, Piero della Francesca (1416-17 ca. – 1492) si concentra sulla ricerca prospettica, sulla plasticità monumentale delle figure e sulla luce in funzione espressiva. In particolare, nell’affresco della Madonna del Parto (1455 -1465) il pittore tradisce un vivo interesse per la simmetria. Modello esecutivo per i due angeli reggicortina è infatti un medesimo cartone rovesciato. La Vergine, di tre quarti, pone la mano destra sul ventre, richiamando l’attenzione sulla sua gravidanza.

Piero della Francesca, Madonna del parto
Piero della Francesca, Madonna del parto

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