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“Giovanna D’Arco” di Monica Guerritore: la recensione

Last Updated on 09/05/2019

Giovanna D’Arco, monologo scritto diretto e interpretato da Monica Guerritore, è in scena fino al 14 aprile al Teatro Vascello di Roma

Giovanna D’Arco, monologo scritto diretto e interpretato da Monica Guerritore, in scena fino al 14 aprile al Teatro Vascello di Roma, porta in scena il coraggio, l’amore e la passione di una donna che ha lottato contro le regole. Una lotta per la giustizia e la verità di cui si fa mediatrice attraverso la voce di San Michele.

Monica Guerritore in Giovanna D'Arco
Monica Guerritore in Giovanna D’Arco

La trama di Giovanna D’Arco

Giovanna, ancora giovanissima bambina, mai stata donna, lotta contro la Chiesa come forma istituzionale che nel corso dei secoli si è messa al pari di Dio per fare le leggi sugli uomini. Il sipario è chiuso ed è la stessa attrice a chiamarne l’apertura per dare inizio al racconto. Per chiedere quasi all’osservatore una sospensione temporale nei suoi pensieri. Per ripercorrere mano nella mano i momenti salienti della vita di Giovanna.

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Il nostro commento

La scena è spoglia di artificiosità teatrali, lo spettatore ha davanti la semplicità di quelli che furono gli oggetti simbolo della vita della Santa “pucelle d’Orlèans”. L’armatura e la spada da combattente, le corde che la legarono in fase processuale; il palo del rogo, la croce di rametti. Lo spettacolo profondo e sincero è la Guerritore, appassionata e agguerrita paladina di Francia. Una voce forte e vellutata che verbalizza la parola frutto di un ispirazione divina e di grande commozione.

la passione, il cuore e l’anima dell’attore che si fa carne di altra carne a trascinare lo spettatore in questa breve storia, interpretata non solo per ricordare quest’eroina di altri tempi, ma soprattutto coloro i quali, uomini e donne, hanno lottato usando come stendardo di battaglia la propria voce.
Giovanna ci insegna la passione per la vita e per i propri ideali, ci insegna a volare in alto con ali sicure attraverso le parole di Giordano Bruno “quali ali sicure a l’aria porgo […] ma fendo i cieli e all’infinito m’ergo”. Una poetica in questa esperienza teatrale armonica e sottile. Un respiro, una forza, una commozione interna che dona speranza e sollievo.

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