Storia dell’arte, il Settecento italiano in 5 grandi artisti
Last Updated on 13/01/2021
Il Settecento Italiano in cinque grandi nomi. Parliamo di Francesco Maria Crespi, Rosalba Carriera, Giovanni Battista Piazzetta, Giambattista Tiepolo e Canaletto
Il Settecento, l’Età dei Lumi, è finalmente libero dalle gravi ingerenze della tradizione classica e della Controriforma. L’artista può contare su una maggiore libertà creativa, diversamente declinata.

Francesco Maria Crespi, Rosalba Carriera e Giovanni Battista Piazzetta
Francesco Maria Crespi (1665 – 1747) è di origini bolognesi. Pittore prolifico, esperisce anche la scena di genere. In tal senso, la sua Sguattera, agli Uffizi di Firenze (1725 ca.,) cristallizza un momento di vita domestica con un sapiente uso del chiaro -scuro. Il dipinto rivela tangenze con gli interni di Weermer.

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Rosalba Carriera (1675 – 1757) eccelle nell’uso del pastello. Aggiungendo tocchi di bianco sugli altri colori, ottiene morbidezza e luminosità, senza tuttavia trascendere nel lezioso. Il Ritratto di Caterina Barbarigo Sagredo, del 1721, è conservato alla Gemäldegalerie di Dresda. Le grandi perle esaltano l’incarnato della nobile. Il rosso del fiocco e il verde della veste, cromie complementari, rafforzano reciprocamente la propria luminosità.

Giovanni Battista Piazzetta (1683 – 1754) è passato alla storia per la forza grafica dei suoi dipinti. La sua Gloria di San Domenico (1727) rifulge nella basilica veneziana dei Santi Giovanni e Paolo. In un gioco di progressiva rarefazione di colori e di volumi, in cui la solidità del suo tratto si coniuga con l’incorporeità celeste, il santo viene trasportato dagli angeli verso la Trinità. In basso, un domenicano guarda l’osservatore ed indica la composizione. Si tratta dell’autoritratto dell’artista.

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Giambattista Tiepolo e Canaletto
Fondamentali, nella ricerca artistica di Giambattista Tiepolo (1696 – 1770), il colore e la luce, dalla cui combinazione scaturiscono risultati ogni volta differenti. Nel 1757 l’artista decora le sale di Villa Valmarana ai Nani, vicino Vicenza. Molti soggetti sono mutuati dall’ epos, dalla Gerusalemme Liberata e dall’Orlando Furioso. Tali raffigurazioni colpiscono non per la loro intonazione eroica, bensì per i dissidi interiori che mettono in scena, tra sentimento amoroso e senso del dovere.
Infine, Canaletto (1697 – 1768) unisce architettura e natura, con un’attenzione particolareggiata alla resa atmosferica. Le sue ricerche, per le quali impiega anche la camera ottica, perseguono un’oggettività scientifica, in linea con le teorie illuministe. Notevoli i suoi studi prospettici, connotati da valore matematico. Piazza San Marco verso la Basilica è un olio su tela del 1723, custodito al Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid. La magniloquenza della basilica e dei palazzi governativi contrasta con i banchi spartani dei commercianti. Le figure umane sono stilizzate, ma non banalizzate.

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Ivan Caccavale, classe 1991, storico e critico d’arte. Attratto da forme, colori e profumi sin da bambino, mi sono formato presso il liceo classico. Ho imparato che una cosa bella è necessariamente anche buona (“kalòs kai agathòs”).
Come affermato dal neoplatonismo, reputo la bellezza terrena un riverbero della bellezza oltremondana. Laureato in studi storici-artistici, mi occupo di editoria artistica.
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