“Il censimento dei radical chic” di Giacomo Papi: la recensione del libro
Last Updated on 19/12/2019
“Il censimento dei radical chic” è il nuovo libro di Giacomo Papi edito da Feltrinelli

“Il censimento dei radical chic” è il nuovo libro di Giacomo Papi edito da Feltrinelli. «Un feroce, esilarante romanzo-pamphlet, che non risparmia niente e nessuno. Se non l’intelligenza di chi legge» si apprende dalla scheda di presentazione.
La trama del libro
In un’Italia ribaltata – eppure estremamente familiare – le complicazioni del pensiero e della parola sono diventate segno di corruzione e malafede, un trucco delle élite per ingannare il popolo, il quale, in mancanza di qualcosa in cui sperare, si dà a scoppi di rabbia e applausi liberatori, insulti via web e bastonate, in un’ininterrotta caccia alle streghe: i clandestini per cominciare, poi i rom, quindi i raccomandati e gli omosessuali. Adesso tocca agli intellettuali.
Il primo a cadere, linciato sul pianerottolo di casa, è il professor Prospero, colpevole di aver citato Spinoza in un talk show, peraltro subito rimbrottato dal conduttore: «Questo è uno show per famiglie, e chi di giorno si spacca la schiena ha il diritto di rilassarsi e di non sentirsi inferiore». Cogliendo l’occasione dell’omicidio dell’accademico, il Primo Ministro degli Interni istituisce il Registro Nazionale degli Intellettuali e dei Radical Chic per censire coloro che «si ostinano a credersi più intelligenti degli altri». La scusa è proteggerli, ma molti non ci cascano e, per non essere schedati, si affrettano a svuotare le librerie e far sparire dagli armadi i prediletti maglioni di cachemire…
“Il primo lo ammazzarono perché aveva nominato Spinoza durante un talk show.”

Il nostro commento
Il libro di Giacomo Papi si legge bene perchè è leggero, forse troppo. Tanto che una volta terminato ci si domanda se sia stata una scelta azzeccata dedicargli del tempo. Per carità, non che ci si aspettasse di trovare un capolavoro, ma il sapore che lascia in bocca non è soddisfacente. Forse perchè invece che costruire un ponte finisce per far crescere delle distanze, in primis quella tra i due mondi che stigmatizza: quello dei radical chic e quello di coloro che li avversano.
Parodia senza ironia, il libro non genera simpatia. Fin qui non sarebbe un problema, un libro come una persona non deve essere simpatico per forza. Il problema è che non è empatico e, per un testo che vorrebbe proporsi come interessante ma che finisce invece per essere soltanto attraente, non è un inconveniente da poco.
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Sarà troppo intelligente il libro o troppo poco il lettore?
Sarà troppo intelligente il libro o troppo poco il lettore? Ognuno potrà trarre le proprie conclusioni. Forse il libro è semplicemente furbo, troppo. Perchè non basta una buona idea a fare un buon progetto editoriale. Soprattutto quando questo progetto editoriale ridonda da ogni ogni pagina e non fa traspirare una storia già di per sè esile.
D’altronde non si può indagare uno stereotipo senza pretendere di non fratturarlo, sviscerarlo, manipolarlo. Ecco ne “Il censimento dei radical chic” i mondi contrapposti che vi sono descritti appaiono come monoliti, delle pastiglie da ingurgitare con un bicchiere d’acqua. I personaggi sembrano isolati dal mondo, stretti nelle loro tute a tenuta stagna. Manca contaminazione, andata perduta chissà come e dove, o magari dietro qualche presunzione autoriale.
Sarà per questo, o forse per questo ponte diventato distanza che, una volta posato sul comodino, dal libro sembri riecchegiare la voce di Alberto Sordi autore, nel film “Il marchese del grillo”, della celebre battuta: «Mi dispiace, ma io so’ io e voi nun siete un cazzo… ».
Gattopardismo. Trasformismo. Il libro, a partire dalla scelta del termine “censimento” nella sua accezione più divisiva, finisce paradossalmente per contribuire a mettere ancor di più i radical chic su un piedistallo. In questo senso raggiunge l’intento dell’autore, senza però contenere e riuscire a trasmetterne al lettore la responsabilità.
“Il censimento dei radical chic” rimane così un esercizio di stile, destinato a parlare al pubblico per cui è stato pensato, incapace di intercettare lettori trasversali o pensieri laterali.
Chi è l’autore
Giacomo Papi (Milano 1968) è giornalista, scrittore e autore televisivo; dirige inoltre la scuola di scrittura milanese Belleville e il sito di racconti Typee, collegato alla scuola. Ha pubblicato Era una notte buia e tempestosa (Baldini & Castoldi, 1993), Papà (Pratiche, 2002), Accusare (Isbn, 2004). Per Einaudi ha pubblicato È facile ricominciare a fumare (2010), I primi tornarono a nuoto (2012), I fratelli Kristmas (2015) e La compagnia dell’acqua (2017). Nel 2019 ha scritto Il censimento dei radical chic (Feltrinelli). Scrive su «D di Repubblica» e lavora a “Che tempo che fa”.
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Classe 1977, consulente di comunicazione. Vivo fra Roma e l’Umbria. Prima e dopo la laurea sono passato per varie reincarnazioni: sarto, guerrilla marketer, responsabile ufficio stampa nel settore del trasporto aereo, ghost writer. Mi occupo dello sviluppo di progetti editoriali e organizzo festival letterari. Leggo libri, da scrittore sospeso ne scrivo recensioni.