Un super vernissage “pop & glam” per “Veloci-Raptor” al Margutta
Last Updated on 05/10/2019
Tra gli ospiti la cantante Alma Manera, le attrici Roberta Garzia e Manuela Morabito, l’attore Pietro Genuardi, il conduttore tv Alessandro Cecchi Paone, l’attrice Maria Rosaria Omaggio e la regista Maria Pia Liotta. Tanti anche gli esponenti del mondo della danza e dell’arte

Grande successo per il vernissage della mostra “Veloci-Raptor = ladro veloce” con le opere di Enrico Manera, figlio ed erede della cosiddetta Scuola di Piazza del Popolo. L’esposizione, che ha aperto la nuova stagione espositiva de “Il Margutta Veggy Food & Art”, in via Margutta 118, Roma, è voluta e curata dalla Daniele Cipriani Arte, sostenuta e ideata da Tina Vannini. E con testo di presentazione firmato dal critico e curatore Maurizio Sciaccaluga (1963 – 2007).
In esposizione diciotto opere, tutte a colori, in diversi formati, nonché il ritratto di Manera fatto da Mario Schifano nel 1978 e il docuarte “Avanguardie Discrete” di Enrico Manera, che sarà proiettato sugli schermi del ristorante. La mostra sarà visitabile sino a domenica 8 dicembre. Ingresso libero, tutti i giorni dalle 10 alle 24. In occasione della mostra, nelle prossime settimane, saranno organizzati alcuni appuntamenti con importanti critici d’arte, come Duccio Trombadori e Gian Ruggero Manzoni.
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Gli ospiti del vernissage di “Veloci-Raptor”
Madrina della serata di apertura è stata la cantante Alma Manera, nipote dell’artista. Presenti le attrici Roberta Garzia e Manuela Morabito, mentre dal cast de Il Paradiso delle Signore l’attore Pietro Genuardi, accompagnato dalla compagna Linda, e il produttore Giannandrea Pecorelli. Brindisi e foto anche per il conduttore tv Alessandro Cecchi Paone, l’attrice Maria Rosaria Omaggio, la cantante Rossella Seno e la regista Maria Pia Liotta. Tanti anche gli esponenti dell’arte e della “bellezza” presenti per il vernissage, tra cui il critico d’arte Duccio Trombadori, la scrittrice Leonetta Bentivoglio, la curatrice Francesca Barbi Marinetti, lo stilista Roberto Capucci, accompagnato da Maria Carla Guarnieri. Dal mondo della danza, invece, l’étoile dell’Opera di Vienna Davide Dato e il Maestro della Scuola del Teatro dell’Opera Gerardo Porcelluzzi. Foto di Arturo Milazzo
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Le opere in mostra
Enrico Manera,nelle sue opere, prende di mira le mayor del cinema mondiale e i principali simboli della cultura italiana e, in generale, occidentale. Poi li unisce e li riempie di altre immagini, di graffiti o graffi, di pensieri scritti di getto, ma mai senza un senso preciso. Intonando di nuovi significati che si fondono assieme, contaminando quello del soggetto principale dell’opera. Racconta, nel suo stile dissacrante e un po’ cruento, l’ingordigia di Wall Street, i capolavori di Michelangelo e di Caravaggio, peculiarità e storie di regioni e Paesi. Senza risparmiare niente e nessuno, né i giganti dell’Arte né lo star-system di oggi, citando il Vecchio per raccontare il Nuovo, mostrando l’Altro per raccontare il Sè. Enrico attacca convenzioni e ideologie, per mostrare ciò che vi nasconde.
“Velocità e dinamismo, due situazioni futuriste inconfutabili: è da qui che nasce il binomio Velociraptor-velocità – spiega Enrico Manera – La parola “velociraptor”, dal latino ladro veloce, viene qui frazionata in due parole, Veloci-Raptor. In quel trattino, insomma, si trova il senso di questa mostra”.
Cos’è la Scuola di Piazza del Popolo?
L’esperienza artistica della Scuola di Piazza del Popolo nasce negli anni Sessanta con gli artisti Mario Schifano, Giosetta Fioroni, Tano Festa e Franco Angeli, che erano soliti riunirsi al Caffè Rosati di piazza del Popolo o presso la Galleria La Tartaruga di Plinio De Martiis. Ad essi si unirono successivamente anche Pino Pascali, Francesco Lo Savio, Sergio Lombardo, Renato Mambor, Jannis Kounellis, Cesare Tacchi e Umberto Bignardi. Il più giovane del gruppo fu proprio Enrico Manera, che aveva aderito a tale avanguardia verso la metà degli anni Settanta.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.