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“Furore” di Massimo Popolizio – la recensione

In scena al Teatro India, fino al primo dicembre, Furore, tratto dall’omonimo romanzo di John Steinbeck, su un progetto di Massimo Popolizio

In scena al Teatro India, fino al primo dicembre, Furore, tratto dall’omonimo romanzo di John Steinbeck, considerato il romanzo simbolo della grande depressione americana degli anni ’30. Il riadattamento del testo è curato da Emanuele Trevi su un progetto di Massimo Popolizio. La musica, eseguita dal vivo, è affidata a Giovanni Lo Cascio, collante emotivo epidermico dell’intero racconto.

La trama di Furore

La vicenda narra la storia legata alla trasmigrazione dall’Oklahoma di famiglie costrette ad abbandonare le proprie terre (nel testo la famiglia protagonista è quella dei Joad) a bordo di un autocarro. A causa delle banche, che non vogliono rinnovare i crediti, dovranno abbandonare le loro case sfidando le terre aride attraverso il Texas, il New Mexico e l’Arizona, lungo tutta la Route 66, per raggiungere la meta ambita, la California, un sogno per poter finalmente ricominciare da zero alla ricerca di un lavoro e di nuove possibilità.

Durante il viaggio sono varie le famiglie che si incontrano negli accampamenti di fortuna che si creano durante il cammino. Non tutti arriveranno nella terra promessa, molti i bambini che per la fame e il mal nutrimento moriranno. Ma la California non è un luogo di speranza, si racchiude in essa una miseria ancor più grande. Miseria che si muta in rabbia e, infine, in Furore. Il romanzo, come la piecè, termina con una immagine di enorme coraggio e solidarietà. Rose, appena dopo il parto, allatta un uomo denutrito e sfinito dalla fame.

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Come si può avere tanta fiducia nel prossimo?

Un testo eccezionalmente attuale che tenta, in modo crudo, di sbattere in faccia una realtà storica dirompente, troppo vicina per sembrare solo la trama di un testo. Il Furore emerge nelle parole di Steinbeck grazie alla potente voce di Popolizio che riesce a dar vita a tutti i personaggi raccontati dal suo personaggio narratore. Non esiste tregua nell’ascolto di questo viaggio, in cui i protagonisti sono dei veri e propri miti di coraggio. Aspettare sul ciglio di una strada che qualcuno recuperi un’intera famiglia di 12 persone “come si può avere tanta fiducia nel prossimo?” nonostante tutto, nonostante i dubbi e le paure per un futuro che forse non ci sarà.

Il nostro commento

Il futuro non esiste, ciò che accade adesso è il nemico più grande da combattere. Sembra non ci sia via di fuga se non la rabbia e la disperazione. Il destino di migliaia di anime è segnato da una gigantesca ingiustizia sociale. Anime perse costrette a vagare nel mito dell’accettazione come individui della stessa razza di chi vive nell’agiatezza o nella più semplice normalità. Una retorica biblica che induce a riflettere enormemente sull’altro, il cui respiro e sangue nelle vene ci rende uguali.

Ci si interroga sul cuore e sull’anima di chi, sapendo di esistere, è stato derubato di un passato (distrutto) e di un futuro dovuto. Ad oggi il teatro (presente) e la letteratura del passato ci invitano più che mai a riflettere sulla nostra condizione di uomini, sui nostri pregi intellettuali e umani cui dovremmo attingere per non affondare nell’abisso della brutalità emotiva e civile. Una sola immagine ci lascia con il cuore in gola, una donna che sul ciglio della morte ridona la vita aggrappandosi a un sorriso di speranza.

Orari, costi e indirizzo

Luogo: Teatro India.
Indirizzo: Lungotevere Vittorio Gassman, 1 Roma
Orario: orari spettacolo ore 21.00, mercoledì 20 e 27 novembre ore 19.00, domenica ore 18.00. Lunedì riposo.
Durata: 75 minuti.
Prezzi: intero 20,00 euro, ridotto 14,00.
Produzione: un progetto di e con Massimo Popolizio. Con musiche eseguite dal vivo da Giovanni Lo Cascio. Aiuto regia Giacomo Bisordi.
Le foto presenti in questa pagina sono di Federico Massimiliano Mozzano.

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