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A 20 anni dalla morte di Vittorio Gassman: 8 grandi curiosità sul “Mattatore”

Dal suo anno a Palmi alla passione per la pallacanestro, dal suo esordio andato perduto alla voce per Mufasa, senza tralasciare la questione “bipolarismo”, la parentesi politica, i libri e l’epitaffio al Verano. Ricordando Vittorio Gassman, uno dei quattro grandi della commedia italiana

A venti anni dalla morte del grande Vittorio Gassman: il “Mattatore” (ribattezzato così per l’omonimo spettacolo televisivo da lui condotto nel 1959) se ne andò proprio nel giorno tanto caro ai romani, quello dei Santi Pietro e Paolo. Figlio di un ingegnere tedesco, cresciuto a Roma e rivelatosi a Milano, è considerato, assieme ad Alberto Sordi, Ugo Tognazzi e Nino Manfredi, uno dei più grandi interpreti della commedia all’italiana. Un quintetto, se consideriamo anche Marcello Mastroianni.

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Il suo anno a Palmi, in provincia di Reggio Calabria

All’età di 5 anni visse un anno a Palmi, in provincia di Reggio Calabria, dove il padre era impegnato nella costruzione del nuovo quartiere abitativo “Ferrobeton”. Gassman vi rimase affezionato, tanto da citarla nel film Il mattatore (1960) di Dino Risi.

Vittorio Gassman e la pallacanestro

Da giovane si distinse come giocatore di pallacanestro tesserato per la S.S. Parioli, arrivando a far parte della nazionale universitaria e a giocare la finale scudetto con la ‘Bruno Mussolini’ nel 1942.

Quella sua prima pellicola andata perduta

Il suo debutto teatrale avvenne a Milano nel 1943, con Alda Borelli, nella Nemica di Dario Niccodemi. Quello cinematografico, invece, risale al 1945, in Incontro con Laura, di Carlo Alberto Felice. Purtroppo la pellicola andò perduta. Il suo primo film superstite è Preludio d’amore (1946), di Giovanni Paolucci. Nel 1979, invece, il suo primo grande successo con Riso amaro, uno dei capolavori del primo neorealismo.

Gli anni d’oro e i suoi più grandi film

Grande successo lo ottenne nel 1958 con I soliti ignoti di Mario Monicelli. Ma si rivelò anche ottimo attore di ruoli comici. Come in La grande guerra, 1959, e nel dittico L’armata Brancaleone, 1966, e Brancaleone alle crociate, 1969. Tante le pellicole di successo sotto Dino Risi: oltre al già citato Il mattatore (1960), Il sorpasso (1962), I mostri (1963), Profumo di donna (1974) e Anima persa (1977). Con Ettore Scola, invece, girò C’eravamo tanto amati (1974), La terrazza (1980) e La famiglia (1987).

Fu anche scrittore…

Dopo aver esordito con il romanzo Luca dei numeri (1965), ha pubblicato successivamente sia volumi autobiografici come Un grande avvenire dietro le spalle (1981) e Memorie del sottoscala (1990), sia opere quali Ulisse e la balena bianca (1992), Mal di parola (1992) e Lettere d’amore sulla bellezza (1996) con Giorgio Soavi.

L’avevate riconosciuto in Il re leone?

Vittorio è stata anche la voce fuori campo del film Romeo e Giulietta (1968) di Franco Zeffirelli. Nonché del personaggio di Mufasa nel film d’animazione della Disney Il re leone (1994).

La sua breve parentesi politica e il bipolarismo

Nel 1987, su proposta di Bettino Craxi, venne incluso tra i membri dell’Assemblea nazionale del Partito Socialista Italiano. L’attore fu probabilmente affetto a lungo dalla sindrome bipolare.

Le sue ceneri al Verano: “Non fu mai impallato!”

Morì a 77 anni, nella sua casa romana, per un attacco cardiaco nel sonno. Cremato, le sue ceneri vennero tumulate nel Cimitero del Verano, all’esterno del lato destro del Quadriportico. La sua presenza è indicata da una piccola lastra di pietra a forma di libro aperto riportante il seguente epitaffio, voluto da lui stesso: Non fu mai impallato!

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