La sottigliezza delle cose elevate, al Mattatoio di Roma la magia incontra la scienza
Appuntamento sino al 25 ottobre 2020 presso il Mattatoio di Roma, per “La sottigliezza delle cose elevate”. Attraverso una serie di installazioni architettoniche, azioni e performance, Andrea Galvani focalizza la nostra attenzione sulla necessità del tutto umana di misurare, decifrare, comprendere l’ignoto. Di dare forma e direzione all’astratto…

Appuntamento sino al 25 ottobre 2020 presso il Mattatoio di Roma, per “La sottigliezza delle cose elevate”. Attraverso una serie di installazioni architettoniche, azioni e performance, Andrea Galvani focalizza la nostra attenzione sulla necessità del tutto umana di misurare, decifrare, comprendere l’ignoto. Sull’importanza di dare forma e direzione all’astratto.
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Un ambiente esperienziale in continua e costante evoluzione
La sottigliezza delle cose elevate è un progetto interdisciplinare concepito come un laboratorio aperto al pubblico. Come un ambiente esperienziale in continua e costante evoluzione. Attraverso una serie di installazioni architettoniche, azioni e performance specificatamente sviluppate per il Padiglione 9b del Mattatoio, Andrea Galvani focalizza quindi la nostra attenzione sulla necessità del tutto umana di misurare, decifrare, comprendere l’ignoto e dare forma e direzione all’astratto.
La rigorosa ricerca di Andrea Galvani (Verona 1973, vive e lavora a New York e Città del Messico) prende forma dai più grandi interrogativi della storia. La sua attenzione si nutre di quelle trasformazioni sociali, educative, politiche, ideologiche, tecnologiche e scientifiche che continuano a modificare inesorabilmente e invisibilmente la nostra vita quotidiana.
La spiegazione del titolo e il riferimento al libro di magia
Il titolo della mostra è tratto dal grimorio Shams al-Ma’arif wa Lata’if al-‘Awarif, Il libro del sole della gnosi e le sottigliezze delle cose elevate. Fu scritto da Ahmad ibn ‘Ali al-Buni prima della sua morte nel 1225 d.C. Questo grimorio o libro di magia, considerato il testo più influente del suo genere nel mondo arabo, si apre con una serie di complessi quadrati magici che dimostrano relazioni nascoste tra numeri e forme geometriche. Shams al-Ma’arif è stato scritto in un momento in cui scienza, matematica e magia erano strettamente collegate tra di loro. La sottigliezza delle cose elevate si appropria di questo approccio visionario, pioneristico e transdisciplinare che il processo di ricerca scientifica incarna sin dai suoi albori. Esaltandone quindi l’ambito emotivo, spirituale e metafisico.

The Subtleties of Elevated Things
Nella prima parte della mostra, i visitatori incontreranno The Subtleties of Elevated Things. Parliamo di una performance prodotta in collaborazione con vari dipartimenti dell’Università La Sapienza di Roma. Andrea Galvani ha invitato un gruppo di studenti, laureati e dottorandi in varie discipline scientifiche a sviluppare calcoli e complesse analisi numeriche all’interno dello spazio. Questa insolita location verrà da loro utilizzato quotidianamente come un Ateneo, per tutta la durata della mostra.
L’epicentro della mostra è Instruments for Inquiring into the Wind and the Shaking Earth / Strumenti per indagare il vento e i tremori della terra. Si tratta di una monumentale installazione composta da un’intricata serie di sculture realizzate con luci al neon di equazioni matematiche che hanno letteralmente rivoluzionato la nostra comprensione della realtà. In determinati momenti della mostra, inoltre, un gruppo di vocalist e performers trasformano questa sala in un teatro cinetico che diventa un paesaggio sonoro. Un’orchestra esperienziale di stimoli audio-visivi che attraversano l’intero spazio espositivo, testurizzandolo, interagendo con l’architettura, il lavoro e il pubblico.
Il programma delle performance
La performance “The Subtleties of Elevated Things” sarà sviluppata settimanalmente, da giovedì a domenica per tutta la durata della mostra, sino al 25 ottobre 2020. La performance “Instruments for Inquiring into the Wind and the Shaking Earth”, invece, sarà realizzata nelle date di 17 settembre e 15 ottobre.
Il programma triennale Dispositivi sensibili
Il progetto La sottigliezza delle cose elevate di Andrea Galvani inaugura il programma triennale Dispositivi sensibili, ideato da Angel Moya Garcia per il Mattatoio di Roma e incentrato sulla convergenza fra metodi, estetiche e pratiche delle arti visive e delle arti performative, attraverso un modello di presentazione che si evolve costantemente.
Chi è Andrea Galvani
Andrea Galvani (nato a Verona, 1973) vive e lavora da molti anni tra New York e Città del Messico. La sua ricerca concettuale si avvale di fotografia, video, disegno, scultura, performance, neon, materiali d’archivio. Nonché di grandi installazioni che vengo sviluppate intorno all’architettura degli spazi espositivi. I suoi progetti sembrano aumentare la nostra consapevolezza, attingendo a concetti e strumenti provenienti da diverse discipline. E assumendo spesso linguaggi e metodologie di carattere scientifico. L’artista documenta azioni collettive, esperimenti visionari e fenomeni di carattere fisico la cui spettacolare monumentalità è paradossalmente instabile ed effimera. Il rapporto con l’esperienza, lo sforzo fisico, il fallimento, i limiti del mezzo e del luogo in cui lavora appaiono come fattori determinanti nello sviluppo di progetti complessi che sono spesso frutto di collaborazioni con istituzioni, università e laboratori di ricerca.
Info, costi e orari
Luogo: Mattatoio, piazza Orazio Giustiniani 4.
Date: dal 23 luglio 2020 al 25 ottobre 2020.
Orari: Martedì – giovedì: 11 – 20 Venerdì – sabato: 11 – 22 Domenica: 11 – 20. Chiuso il lunedì.
Curatori: Angel Moya Garcia.
Costo biglietto: ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.